Ultime notizie Chiara PoggiDonald TrumpFrancis KaufmannGaza
ESTERIDrogaInchiesteMessicoNarcotraffico

16 corpi in un furgoncino, 4 decapitati e appesi a un ponte: l’orrore in Messico

01 Luglio 2025 - 10:03 Ugo Milano
narcos guerra sinaloa el chapo messico
narcos guerra sinaloa el chapo messico
La guerra tra narcos e la lotta per l'eredità di El Chapo. A quasi un anno dallo scoppio della faida interna al Cartello di Sinaloa, si contano quasi 2mila morti. A contendersi il traffico di droga e umani sono le fazioni dei Chapitos e dei Mayitos

Quattro corpi senza testa penzolavano appesi da un cavalcavia sopra l’autostrada di Culiacan, capitale dello stato di Sinaloa, nel Messico nord-occidentale. Altri sedici erano poco distanti, ammassati all’interno di un furgoncino abbandonato. Accanto a loro degli stracci segnati con scritte in rosso. Il contenuto non è stato reso pubblico dalla procura statale, la loro appartenenza è però stata attribuita a «Los Mayitos». È solo l’ultimo episodio di una lunghissima scia di sangue che, dallo sorso luglio, ha mietuto oltre 2mila vittime nel conflitto interno al cartello di narcotrafficanti più potente del Paese, quello di Sinaloa.

Il vuoto di potere lasciato da El Chapo

Una faida interna, una battaglia – con armi di ultimissima generazione e miliardi di dollari a propria disposizione – per il controllo delle tratte di droga (cocaina e soprattutto fentanyl) ma anche del traffico di umani. Quella tra Los Mayitos e Los Chapitos è una guerra a tutti gli effetti tra le due braccia di una stessa organizzazione. Il Cartello di Sinaloa, fondato da Joaquin «El Chapo» Guzman e da Ismael «El Mayo» Zambada Garcia, è dilaniato da una frattura insanabile. Dopo l’estradizione di El Chapo negli Stati Uniti nel 2016, quel fitto sistema di bande indipendenti raccolte sotto l’«ombrello» del Cartello si sono divise in due schieramenti. Da una parte i «Chapitos», chi ha seguito la linea di sangue andando ad appoggiare il dominio dei “piccoli capi” (letteralmente «Chapitos»), cioè i quattro figli di Guzman. Dall’altra i «Mayitos», che invece hanno preferito la linea del “diritto” e appoggiano il fondatore dell’organizzazione.

Il tradimento a El Mayo e la vendetta contro i Chapitos

Il conflitto si è infiammato nel luglio 2024, quando uno dei «chapitos» con un inganno fece imbarcare su un volo il presunto alleato El Mayo per poi consegnarlo direttamente nelle mani di Washington. Da questa scintilla, che non si è spenta nemmeno quando due dei figli di El Chapo si sono consegnati nelle mani delle autorità americane attraversando il confine, ha fatto scoppiare uno dei conflitti più mortali degli ultimi tempi. Azioni di rappresaglia e omicidi di massa sono quasi all’ordine del giorno, non solo tra membri dello stesso Cartello di Sinaloa ma anche contro reparti dell’esercito e contro altre bande rivali.

E il timore è che la violenza vada solo aumentando, a causa della sempre maggior presenza di militari nella regione. Se il business è in pericolo e il mercato si assottiglia, la battaglia per accaparrarsene una fetta si fa ancora più feroce. Motivo per cui i Chapitos, per tentare di fermare l’emorragia di uomini e soldi, avrebbero fatto un patto con il rivale Cartello di Jalisco Nuova Generazione. Con la possibilità, spiega il New York Times, che una guerra già brutale lo diventi ancora di più.

leggi anche