Bullismo e cyberbullismo, come l’AI può aggravare e contrastare il fenomeno


Un adolescente su cinque è vittima di bullismo. Con la diffusione delle tecnologie, le forme di prevaricazione diventano sempre più sofisticate: deepfake, chat manipolate, audio creati da intelligenze artificiali, realizzabili con un semplice smartphone trasformandosi in un’arma di discredito. Il cyberbullismo, nel 2025, non è solo un’estensione del bullismo tradizionale, ma è una vera e propria minaccia autonoma, difficile da identificare e ancora più difficile da contrastare.
I dati Istat sul bullismo e l’allarme nelle scuole medie
Come spiegato da un’analisi dei dati Istat pubblicata da Open, il 68,5% degli adolescenti italiani tra gli 11 e i 19 anni ha subito almeno un comportamento offensivo nell’ultimo anno, con numeri ancora più alti per gli studenti di origine straniera. Il cyberbullismo, infatti, colpisce il 39,8% degli studenti stranieri e il 33,3% degli italiani, con un picco d’incidenza proprio tra le fasce più giovani, quelle delle scuole medie inferiori. A questo si aggiunge anche l’intelligenza artificiale con la creazione di foto e video fake.
Il DDL 1066: watermark, etica algoritmica e identità digitale
Per approfondire questi problemi, è in discussione in Parlamento il DDL 1066 sull’Intelligenza Artificiale, il quale propone l’etichettatura chiara dei contenuti AI (attraverso watermark riconoscibili), la tutela delle repliche digitali non autorizzate e valori etici negli algoritmi. Quest’ultimo punto potrebbe riguardare anche l’obbligo dell’addestramento delle AI per contrastare il razzismo, l’antisemitismo, intolleranza e odio. Su questi temi, abbiamo parlato con Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione all’Università Cattolica, consulente della Commissione parlamentare contro l’odio e autore del libro “Intelligenza Artificiale, Diritti della Persona, Crescita delle Imprese” dove affronta proprio questi temi che coinvolgono non solo le discriminazioni digitali e l’hate speech, ma anche le fake news e le repliche digitali dannose, tutte manifestazioni dello stesso problema.
«L’AI aggrava il cyberbullismo»
«I dati sul cyberbullismo presentati oggi confermano che l’intelligenza artificiale sta aggravando il fenomeno del cyberbullismo. I ragazzi hanno la possibilità, grazie all’intelligenza artificiale, di creare contenuti fake, sia audio che immagini che video, che poi diventano strumenti di pressione, di aggressione, di molestia, di ricatto, proprio come gli atti di cyberbullismo», spiega Ruben Razzante a Open.
L’importanza degli algoritmi contro i pregiudizi umani
Di fatto, i pregiudizi umani (razziali, religiosi, culturali o di genere) possono essere replicati dai sistemi di Intelligenza Artificiale se non correttamente filtrati e corretti. Se le piattaforme non intervengono, o lo fanno troppo tardi, i danni restano. Sebbene l’Intelligenza Artificiale rappresenta un aggravante sul tema del cyberbullismo, c’è anche il rovescio della medaglia. «Esistono app che sono in grado di rivelare il grado di esposizione dei giovani a situazioni di cyberbullismo nelle conversazioni digitali», spiega Razzante a Open, «per esempio all’interno delle chat di classe. Parliamo di app particolarmente intelligenti che riconoscono i rischi, lanciando degli alert per metterli in guardia».