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La moglie del presunto hacker cinese arrestato a Malpensa: «Noi incensurati, non estradatelo». Chi è Xu Zewei e cosa sappiamo

La moglie di Xu Zewei è una professoressa di matematica a Shanghai, lui un IT manager. «Siamo entrambe due buone persone, abbiamo sempre seguito le leggi della Repubblica popolare cinese», ha dichiarato la donna alla polizia postale

«Sia io che mio marito non siamo d’accordo con l’estradizione negli Stati Uniti, anche l’aver ottenuto il visto di ingresso in Italia dovrebbe essere una conferma che noi non abbiamo fatto reati, quindi non riesco a capire il motivo dell’arresto di mio marito». Queste le dichiarazioni della moglie di Xu Zewei, il 33enne cinese arrestato a Malpensa al Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale-Lombardia. «Mio marito – ha chiarito la donna – lavora come IT manager presso la Shanghai Gta Semi Conductor Ltd, sviluppa sistemi IT e infrastrutture di rete».

La moglie contesta le accuse nei confronti del marito

Xu Zewei è stato arrestato giovedì 3 luglio dalle autorità italiane su richiesta degli Stati Uniti. Secondo quanto trapelato finora, Xu sarebbe coinvolto in un’indagine statunitense relativa a un’operazione di hacking contro infrastrutture sanitarie e scientifiche, con l’obiettivo di sottrarre informazioni sui vaccini anti-Covid nel 2020, in piena emergenza pandemica. Ma per il momento non sono stati forniti dettagli ufficiali né prove specifiche che colleghino direttamente Zewei a queste azioni. Ma la moglie, insegnante di matematica di 32 anni, contesta questa ricostruzione: «Siamo entrambe due buone persone, abbiamo sempre seguito le leggi della Repubblica popolare cinese». Anche dal «casellario giudiziale si evince che lui è una brava persona», ha aggiunto la donna riferendosi al marito.

I presunti problemi psicologici di Xu Zewei

Stando a quanto dichiarato, i due si sarebbero recati per motivi di turismo in Italia: «Siamo una famiglia felice, abbiamo una figlia di sette mesi che abbiamo lasciato ai miei genitori per poter fare questo viaggio». La donna cinese nella sua dichiarazione alla polizia postale smentisce le accuse del presunto hackeraggio compiuto dal marito, riferendosi a lui come una figura non operativa ma solamente manageriale: «Non riesco a capire il motivo per cui mio marito sia stato arrestato, è un IT manager e non credo che il suo lavoro possa essere correlato con il motivo del suo arresto – continua -. Mio marito ha un ruolo manageriale, quindi controlla e gestisce altre persone e per questo viaggio lui ha chiesto un permesso di 8 giorni». La coppia quindi rigetta la possibilità che l’uomo venga estradato negli Stati Uniti, riferendo anche di problemi psicologici dell’uomo che un eventuale trasferimento potrebbe aggravare: «Se servisse potrei presentare documentazione medica a riguardo».

L’avvocato: «Accuse fumose»

Oggi l’avvocato difensore di Zewei, Enrico Giarda, ha incontrato il suo assistito in carcere, ribadendo che il 33enne si professa totalmente estraneo alle accuse. «In attesa di comprendere meglio il contesto di questa vicenda, posso solo dire che appare abbastanza fumosa, fumosa così come le accuse», ha dichiarato il legale, sottolineando l’assenza, almeno per ora, di elementi concreti sul coinvolgimento dell’uomo in attività di spionaggio. Domani mattina si terrà l’udienza davanti alla Corte d’Appello di Milano: Zewei si opporrà ufficialmente all’estradizione negli Stati Uniti, ma il percorso giudiziario è destinato a durare diverse settimane. Intanto la difesa valuta di presentare istanza per il trasferimento agli arresti domiciliari, vista anche la presenza in Italia della moglie.


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