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Modena, indagini sull’Agenzia per la Mobilità: nel mirino spese e i conflitti d’interesse del Pd

10 Luglio 2025 - 09:30 Alba Romano
amo modena bilancio
amo modena bilancio
Un buco da oltre 500mila euro ha portato alla luce criticità nei controlli interni. Coinvolti ex dirigenti che oggi ricoprirebbero ruoli pubblici

È un terremoto politico quello che ha travolto l’Agenzia per la mobilità (Amo), partecipata pubblica che gestisce i trasporti del territorio modenese. Un buco da oltre 500.000 euro emerso tra aprile e giugno scorso ha fatto esplodere un caso che rischia di diventare emblema di cattiva gestione e opacità amministrativa. Ma il punto più delicato è il legame diretto tra l’agenzia e i vertici del Partito Democratico modenese, in particolare dell’area legata a Stefano BonacciniAmo, infatti, è controllata al 100% da enti pubblici: la Provincia e 47 Comuni, con Modena capofila (detiene da sola il 45% delle quote). E proprio da lì proverrebbero molti dei nomi finiti ora nell’occhio del ciclone, come emerge da una inchiesta pubblicata sul quotidiano La Verità.

Spese anomale e bonifici sospetti

La vicenda parte da un controllo interno nell’aprile 2025: il direttore dell’Agenzia per la mobilità Daniele Berselli, tentando di effettuare un pagamento urgente, si sarebbe imbattuto in un bonifico da 7.000 euro per un viaggio in Brasile apparentemente «istituzionale», ma mai ufficialmente autorizzato. Da quella crepa sarebbero emerse poi falle profonde. Il bilancio dell’ente presenta bonifici irregolari per oltre 450.000 euro, prelievi bancomat e spese fuori contratto per circa altri 50.000 euro.

Tra gli acquisti contestati: una Bmw modello X3, l’insonorizzazione di una stanza e sette cavalli. Le operazioni erano gestite da una sola persona: una dipendente assunta nel 2021 dopo una lunga collaborazione esterna, formalmente inquadrata come autoferrotranviere e subito promossa dirigente. A lei sarebbero state affidate tutte le operazioni contabili, senza alcun filtro: predisposizione degli estratti conto, invio dei bilanci e comunicazioni dirette con il revisore, spesso in forma cartacea e senza dettaglio delle voci. Una gestione che avrebbe consentito per anni di mascherare le anomalie.

I legami dei responsabili della mobilità con la politica

A rendere la vicenda più controversa sarebbero i legami con la politica di chi era responsabile di controllare l’ente. L’ex amministratore unico Stefano Reggianini, oggi segretario provinciale del Pd, l’ex direttore Alessandro Di Loreto, ora assessore all’Urbanistica e ai Trasporti a Carpi e Vito Rosati, revisore unico dei conti, figura centrale chiamata a garantire la correttezza dei bilanci. Quest’ultimo, secondo quanto denunciato dal senatore di Fratelli d’Italia Michele Barcaiuolo in un’interrogazione al Senato, ricopriva contemporaneamente incarichi anche in diversi Comuni soci di Amo e avrebbe avuto rapporti diretti con il Pd modenese. Una situazione che, secondo la legge, costituirebbe un chiaro conflitto di interessi. «Questa pluralità di incarichi – ha dichiarato Barcaiuolo – potrebbe aver reso i controlli inefficaci, favorendo l’insorgere delle irregolarità».

Le nuove cariche promettono «rigore»

Mentre in Comune e Provincia si parla di «falle nei controlli» e si invoca la necessità di «un azzeramento dirigenziale», il nuovo amministratore unico Andrea Bosi, ex assessore alla Legalità, riconfermato di recente dal sindaco Massimo Mezzetti, promette rigore: «Chi ha sbagliato pagherà, recupereremo ogni euro». Ma recuperare non sarà facile. Un ente da 40 milioni di euro l’anno, finanziato interamente con soldi pubblici, è stato per anni lasciato vittima di una gestione che la stessa Agenzia, nella propria denuncia, ha definito come «improvvisata e incontrollata».

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