L’Ue chiede regole comuni sulla canapa: così la stretta del governo Meloni sulla cannabis light rischia di saltare


Potrebbe arrivare dall’Unione europea la svolta normativa tanto attesa dagli operatori della filiera della canapa in Italia, alle prese con le restrizioni – a loro dire, illogiche e immotivate – introdotte con il decreto sicurezza. Nei giorni scorsi, la commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha adottato la propria posizione sulla prossima Politica agricola comune, lo strumento attraverso cui l’Ue regola i sussidi destinati al settore. Nel testo votato la scorsa settimana, gli eurodeputati sollecitano la Commissione europea a stabilire una classificazione a livello europeo per la canapa industriale. Così facendo, si potrebbe superare una volta per tutte l’intricato mosaico di norme nazionali. E il governo Meloni, di conseguenza, potrebbe essere costretto a rimettere mano al decreto sicurezza, diventato legge lo scorso 4 giugno, che impatta anche su circa 3mila aziende e 15mila lavoratori del settore della canapa.
Il voto degli eurodeputati a Strasburgo
Il testo adottato a Strasburgo è un rapporto di iniziativa, perciò non ha alcun valore legislativo, ma invita comunque la Commissione europea ad armonizzare le diverse leggi nazionali e fissare una definizione europea di cosa sia la canapa legale. «Il rapporto dice che la canapa è una pianta interessante per l’agricoltura e bisogna sfruttare potenzialità che ha per gli usi agricoli, come materiale di costruzione e non solo. Bisogna chiudere questo dibattito inutile per cui si pensa sempre alla canapa come stupefacente. Le potenzialità della pianta vanno ben oltre», spiega a Open Herbert Dorfmann, eurodeputato del Südtiroler Volkspartei (Ppe) e membro della commissione Agricoltura del Parlamento europeo.
Sul rapporto che contiene i passaggi sulla canapa è stato raggiunto un compromesso ampio, che ha visto votare a favore la sinistra di The Left, Verdi, Socialisti, Liberali e i Popolari (di centrodestra). Tra le fila di questi ultimi siedono pure gli eurodeputati di Forza Italia, che ha dato il via libera a un’armonizzazione normativa della canapa a livello europeo ma che allo stesso tempo fa parte di un esecutivo, quello italiano, che ha introdotto una stretta sulla produzione e sul commercio. «Una definizione europea di legalità e non legalità della canapa sarebbe utile, ma poi spetterà sempre allo Stato membro definire le leggi per questo settore», continua ancora Dorfmann.
Le possibili conseguenze per il Decreto Sicurezza
Tra gli eurodeputati italiani dentro la commissione Agri c’è anche Cristina Guarda, ex agricoltrice eletta con i Verdi. Ed è stata proprio lei, insieme a Luke Ming Flanagan (The Left, Irlanda) e Barry Cowen (Renew, Irlanda) ad aver spinto perché nel testo adottato la scorsa settimana ci fosse un passaggio dedicato alla filiera della canapa. L’obiettivo: armonizzare le normative a livello europeo, fissando come limite legale per la canapa una concentrazione massima di 0,5% di Thc (la sostanza psicotropa prodotta dai fiori di cannabis). «Il settore è vittima di pregiudizi politici, soprattutto in Italia», dice Guarda a Open. Se la Commissione europea dovesse raccogliere l’invito degli eurodeputati, spiega ancora l’eurodeputata dei Verdi, il governo potrebbe essere costretto a rimettere mano al Decreto Sicurezza, che stabilisce il divieto di «importazione, cessione, lavorazione, distribuzione, commercio, trasporto, invio, spedizione e consegna delle infiorescenze della canapa coltivata, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di prodotti contenenti o costituiti da tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli oli da esse derivati».
La prossima Pac e la possibile “scorciatoia”
Ma cosa succede ora che la commissione Agricoltura del Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sul tema della canapa? «Il prossimo passo è fare in modo che ci siano queste indicazioni nella prossima Pac, che dovrebbe arrivare nel 2028», spiega Guarda. Ma i tempi, ammette la stessa eurodeputata, sono troppo lunghi e la filiera italiana chiede risposte ben più urgenti. E così c’è un gruppo di eurodeputati che sta spingendo per avere una definizione europea di canapa legale in tempi ben più rapidi, puntando su una altro provvedimento: il regolamento Ocm, che regola l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli. «Ho proposto un emendamento che aiuterebbe a ribaltare l’aberrazione scientifica partorita dal governo Meloni con il Decreto Sicurezza. E quell’atto, a differenza della Pac, potrebbe essere approvato già nei prossimi mesi».
La denuncia delle imprese del settore e il rischio procedura d’infrazione
Se così fosse, le nuove norme approvate dal Parlamento italiano – che vietano la produzione e il commercio di qualunque prodotto contenga infiorescenze della canapa – potrebbero entrare in aperto contrasto con le leggi europee. Di conseguenza, il governo sarebbe costretto a rimettere mano ai decreti, che già devono fare i conti con la denuncia presentata in sede europea dalle associazioni di categoria. «La direzione agricoltura della Commissione europea sta valutando quella che a nostro avviso è un’evidente violazione delle norme Ue da parte del dl sicurezza. Potremmo andare incontro a procedure d’infrazione», spiega ancora Cristina Guarda. D’altronde, si tratta della stessa conclusione a cui era giunto il massimario della Corte di Cassazione, secondo cui «il divieto improvviso di raccolta delle infiorescenze di una coltura agricola autorizzata da anni, con ripercussioni su un mercato addirittura incentivato dall’UE, violerebbe il principio di libertà di iniziativa economica». A rispondere è stato nei giorni scorsi il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che ha assicurato: «Con il decreto sicurezza, il governo non intende in alcun modo criminalizzare un intero settore», ma «porre un argine a fenomeni distorsivi che hanno sfruttato un’incertezza normativa per alimentare condotte commerciali ai margini della legalità».
Foto copertina: EPA/Sem Van Der Wal