Scuola, in arrivo oltre 54 mila assunzioni per il 2025-26: Valditara annuncia il piano «record», ma i sindacati restano critici


Quasi 55mila nuovi insegnanti entreranno in ruolo a settembre, molti dei quali dopo anni di precariato. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha firmato il decreto con il piano assunzioni per i docenti di ogni ordine e grado per l’anno scolastico 2025-2026. Il governo prevede l’assunzione di 48.504 docenti, di cui 13.860 sul sostegno, a cui si aggiungeranno 6.022 insegnanti di religione cattolica grazie a un concorso bandito nel 2024. In totale, si parla quindi di oltre 54 mila nuove immissioni in ruolo. Per il ministero è un piano «record», ma i sindacati raffreddano l’entusiasmo. A loro avviso, infatti, troppe cattedre restano ancora scoperte, il precariato dilaga e il sistema, denunciano, si regge da anni su contratti a termine.
I posti di sostegno
Per i posti sul sostegno, il ministero ha chiarito che i posti non assegnati tramite concorso verranno offerti ai docenti specializzati iscritti nella prima fascia delle graduatorie provinciali per le supplenze. Se nella propria provincia non ci saranno più cattedre, potranno concorrere per i posti rimasti in altre province o regioni. «Contiamo così di dare maggiori garanzie di continuità didattica agli studenti e di stabilità agli insegnanti. Abbiamo dedicato particolare attenzione alla continuità didattica per il sostegno, consapevoli dell’importanza che essa riveste per i ragazzi più fragili. Sull’insegnamento della religione cattolica, stiamo realizzando la più importante immissione in ruolo degli ultimi venti anni», ha dichiarato il ministro.
I sindacati restano critici
I sindacati ci tengono a smorzare i toni del governo, sottolineando che molti dei futuri docenti assunti lavorano già da anni nelle scuole come supplenti. Secondo i dati del ministero, i precari sono oltre 150 mila, mentre per la Cgil sarebbero vicini ai 200 mila. «Sono assunzioni che vengono dai concorsi, noi ci auguriamo però che in futuro ce ne siano di più sui posti di sostegno, perché abbiamo un grave problema, quello del precariato, soprattutto sui posti di sostegno. Aggiungo, oltretutto, che come accaduto negli anni passati, il rischio è che gran parte di queste cattedre restino vacanti per mancanza di aspiranti», commenta Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti. Anche Giuseppe D’Aprile, segretario della Uil Scuola, mette in guardia: «Le immissioni in ruolo sono positive, ma non risolvono il problema del precariato. Che è più che raddoppiato dal 2015 a oggi, passando da 126.679 a quasi 286.000 contratti a termine. È evidente che non ci troviamo di fronte a una fase transitoria, ma a un sistema che ha fatto del precariato una regola». E conclude: «Serve un piano straordinario di immissioni in ruolo, che comprenda la trasformazione dell’organico di fatto in organico di diritto, il pieno utilizzo di tutte le graduatorie esistenti – comprese quelle degli idonei – e una strategia strutturale per garantire stabilità agli insegnanti e continuità didattica agli studenti».