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Scrive a Valditara per abbassarsi il voto di Maturità, lo studente a Open: «Pentito di non aver fatto scena muta. Questa scuola è tossica»

16 Luglio 2025 - 12:58 Ygnazia Cigna
pietro marconcini
pietro marconcini
Pietro Marconcini, 19 anni, ha appena concluso l’esame di Stato, ma ha deciso comunque di unirsi a chi ha protestato nei giorni scorsi. A Open racconta le ragioni della sua scelta

«Il mio 83 non lo riconosco: voglio 60, il minimo per passare. È il mio modo per criticare un sistema scolastico tossico». A parlare a Open è Pietro Marconcini, 19 anni, appena diplomato al liceo scientifico Plinio Seniore di Roma, che dopo aver superato l’esame orale ha deciso di scrivere una lettera al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, chiedendo che il suo voto venga decurtato dalla valutazione finale di maturità, da 83 a 60 centesimi. Non un gesto provocatorio fine a sé stesso, ma un atto di solidarietà con le proteste degli studenti e delle studentesse che, nei giorni scorsi, hanno scelto la via del silenzio durante l’orale per contestare il sistema dei voti giudicato competitivo. Pietro, invece, l’orale l’ha affrontato. Ma solo dopo, racconta, ha avuto la lucidità di rendersi conto che quel gesto andava contro tutto ciò in cui crede.

Il racconto di Pietro Marconcini

«Io da anni faccio politica, contesto questo sistema scolastico perché ha molte pecche. Eppure, mi sono ritrovato dentro la stessa mentalità che critico da sempre: la competizione, l’ansia da prestazione, l’idea che un voto possa davvero descriverci come persone», racconta lo studente a Open. «Mi sono diplomato sì, ma dopo le proteste degli altri studenti mi sono fermato a riflettere e mi sono pentito di aver fatto l’orale. Non mi rispecchio nel sistema di valutazione, e allora ho pensato: come posso esprimere comunque la mia contrarietà e portare solidarietà a chi ha scelto di boicottare?», aggiunge. Da qui l’idea della lettera al ministro Valditara. Un testo in cui Pietro chiede che il suo voto venga ridotto al minimo possibile: «Così – spiega – posso rifiutare simbolicamente la valutazione che questa scuola mi ha attribuito, e con essa il sistema che rappresenta».

Un’altra forma di dissenso

Il gesto di Pietro arriva dopo giorni di polemiche feroci contro gli studenti che hanno fatto scena muta all’orale, accusati di scansare le proprie responsabilità. La sua scelta sembra rispondere indirettamente a quelle critiche: «Io porto la mia piena solidarietà a chi ha boicottato l’orale. Arrivare alla maturità significa già aver dimostrato di aver studiato. E per sedersi a quell’esame, anche solo con un voto di 60, bisogna impegnarsi. Non tutti hanno le stesse condizioni di partenza: servono capacità, ma anche fortuna, strumenti, ambiente familiare. Dire che la vita è una competizione e che bisogna farsi le ossa è una visione tossica. E la scuola non dovrebbe riflettere questi problemi della società, dovrebbe contrastarli», commenta.

Contro «la scuola del merito»

Durissimo anche il suo giudizio sulle parole del ministro Valditara, che nei giorni scorsi ha risposto alle proteste degli studenti e delle studentessa annunciando la volontà di bocciare in futuro chi rifiuterà di sostenere l’orale. «Il ministro – dice lo studente – ha dimostrato di non voler ascoltare noi studenti. Eppure, i suicidi sono la quarta causa di morte tra i giovani di 15-19 anni. Non protestiamo per capriccio, ma perché la scuola è diventata dannosa. Non crea cittadini con spirito critico, ma automi che sanno ripetere nozioni. Ma così non ci innamoriamo della conoscenza, la temiamo per l’ansia di una valutazione. Se Valditara reprime il dissenso, non potrà mai migliorare davvero le cose». Intanto, Pietro guarda avanti. Ha appena finito la maturità, ma non ha smesso di studiare: «Sto preparando il test per entrare alla facoltà di Psicologia alla Sapienza, mentre faccio il servizio civile. Non ho un piano preciso, ma so che il tema della salute mentale mi sta a cuore».

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