Bruce Springsteen e il sì ad un film su parte della sua vita: «Parla di uno dei periodi più difficili che ho passato, vi spiego perché ho detto sì»


Mentre si rincorrono le recensioni, tutte positive, su Deliver Me From Nowhere, film che ripercorre una parentesi della sua vita, Bruce Springsteen ospite a sorpresa del Telluride Film Festival, commenta insieme al pubblico l’opera in una sessione di domande e risposte. Tra le tante curiosità degli accreditati al panel, una su tutte, naturalmente: come mai il Boss del rock mondiale, dopo (presumibilmente) tante proposte di progetti cinematografici riguardo la sua storia – certamente tra le più appassionanti di sempre se pensiamo alla musica moderna – ha dato la sua benedizione proprio a quella di Scott Cooper? La risposta del rocker classe 1949 è stata abbastanza netta: «Penso che avessero un’idea molto specifica di cosa avrebbero cercato di fare. Si tratta di un anti-biopic, non è proprio un biopic – spiega – racconta solo un paio d’anni della mia vita, quando avevo 31 e 32 anni, un periodo in cui ho realizzato questo particolare disco, Nebraska, ed ho attraversato momenti difficili della mia vita. E poi – chiude in tipico stile The Boss – anche perché ormai sono vecchio e non me ne frega un cazzo».
Jeremy Allen White indistinguibile da Springsteen
Sul palco per la presentazione del film diretto da Scott Cooper, tratto dal libro Liberami dal nulla. Bruce Springsteen e Nebraska di Warren Zanes, che arriverà nei cinema italiani il prossimo 23 ottobre, anche Jeremy Allen White, che interpreta Springsteen ed è ormai noto al pubblico italiano come protagonista della serie The Bear, e Jeremy Strong, uno dei protagonisti di un’altra serie di enorme successo, Succession, e candidato agli Oscar come co-protagonista per un altro biopic, The Apprentice, che racconta la vita di un nemico giurato di Springsteen: Donald Trump. Le prime proiezioni del film hanno incassato recensioni molto positive, Jeremy Allen White pare risulti pressoché indistinguibile dal Boss negli anni ’80. Un lavoro impressionante quello dell’attore newyorkese, come racconta lui stesso: quando è stato ingaggiato per il ruolo non sapeva suonare la chitarra e non sapeva cantare.