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Femminicidio Cinzia Pinna, Ragnedda cambia ancora versione: «Parlava di Satana». I dubbi sullo stupro: cosa non torna nella confessione

26 Settembre 2025 - 22:05 Ugo Milano
cinzia pinna emanuele ragnedda confessione sparo
cinzia pinna emanuele ragnedda confessione sparo
Resta in carcere il vinicoltore 41enne, reo confesso. L’autopsia dovrà chiarire ora se ci sia stata anche una violenza sessuale la sera della morte della donna. La lite e la pistola: che cosa ha raccontato al giudice l'imprenditore. Lui si dice addolorato: ma per 14 giorni ha tenuto il cadavere in giardino

La versione di Emanuele Ragnedda continua a cambiare. Il delitto è passato da assassinio di Cinzia Pinna a istinto di autodifesa di fronte a una tentata aggressione fino a omicidio per paura: «A un certo punto ha iniziato a parlare di Satana, è andata in cucina e ha preso un coltello. Mi ha ferito di striscio a un braccio. Allora ho afferrato la pistola che si trovava su un mobile e ho sparato. Tre colpi, e lei è caduta sul divano». L’imprenditore sardo ha parlato così di fronte agli inquirenti, che hanno convalidato il fermo in relazione alla 32enne scomparsa lo scorso 11 settembre a Palau e ritrovata cadavere in una delle tenute del rampollo della famiglia vinicola. 

Cosa non torna delle versioni di Emanuele Ragnedda

I dati in mano agli inquirenti sono tanti, quelli certi si contano sulla punta delle dita di una mano. Si sa che Pinna, la sera dell’11 settembre, è salita su un’auto intestata a Ragnedda. Si sa che nella sua tenuta è stata ritrovata cadavere, con addosso solamente la maglietta. E si sa che a premere il grilletto, che fosse per autodifesa o meno, è stato proprio l’imprenditore 41enne reo confesso. Molte sono le lacune, a partire dalla presunta ferita al braccio che la donna gli avrebbe inflitto. Perché, a due settimane dai fatti, non sarebbero visibili segni. Non convince neanche il racconto di come abbia spostato il cadavere: «L’ho fatto da solo, con un quad. Dopo ho consegnato a un amico il mio cellulare».

L’autopsia e il dubbio sull’aggressione sessuale

«Non la conoscevo benissimo. Quella sera le ho dato un passaggio. Siamo andati a casa, ci siamo drogati e abbiamo bevuto. Non ci sono stati rapporti». Si dice addolorato, ma per 14 giorni ha dato feste e ha svolto la sua vita normalmente mentre in giardino aveva il cadavere di una donna: «Dice che chi ci ha rimesso di più in questa vicenda è lei», ha riportato uno dei suoi legali. «Ha detto: “È una scelta che non avrei mai voluto fare, è la scelta peggiore che ho fatto”». I vestiti della donna erano sparsi per casa sua, ma l’indagato non sa spiegare il perché: «Non ricordo». Sarà l’autopsia a dire se ci sia stata o meno un’aggressione sessuale. 

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