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«Minacciava di farmi male»: Roberta Bruzzone racconta a Open lo stalking del neurologo Avesani. «Ho paura, costretta a body guard in pubblico»

07 Ottobre 2025 - 16:37 Cecilia Dardana
roberta bruzzone
roberta bruzzone
La criminologa e psicologa forense ha commentato anche l'ipotesi di un percorso riparativo per Filippo Turetta: «Privo di senso con un soggetto refrattario ad assumere su di sé il peso e le conseguenze di ciò che è accaduto»

«Se ho paura? Se non avessi avuto paura o non ce l’avessi ancora non l’avrei denunciato per atti persecutori. Io purtroppo sono costretta a guardarmi le spalle sempre. Nel miei eventi pubblici che fanno parte della mia attività professionale ormai c’è fisso, da diverso tempo, un servizio di sicurezza che bada alla mia persona e non lascia avvicinare nessuno». Sono le parole di Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, e volto noto della tv, che a Open esprime tutta la sua apprensione per la vicenda che vede imputato per stalking il medico Mirko Avesani. L’uomo, neurologo veronese di 51 anni, due anni fa era stato condannato in primo grado a nove mesi di reclusione, pena sospesa, e a una provvisionale di 15mila euro per diffamazione. Oggi la battaglia giudiziaria continua, perché quella sentenza non ha fermato Avesani dal continuare con comportamenti persecutori nei confronti di Bruzzone.

Gli atti persecutori di Avesani nei confronti di Bruzzone

La vicenda è iniziata nel 2017, quando il neurologo, in servizio all’Ospedale Civile di Mantova, ha cominciato a scrivere su Facebook a Bruzzone una serie di insulti che poi gli sarebbero costati, appunto, una condanna per diffamazione. «C’erano proprio espliciti riferimenti a farmi del male fisicamente – racconta a Open Bruzzone -, continui rimandi alla mia faccia in maniera assolutamente malevola, continui rimandi a una sorta di ossessione, documentata anche attraverso degli esposti mandati con le PEC, quindi c’è poco da discutere sull’attribuzione, nel cercare di farmi allontanare dal mondo televisivo con ogni genere di accusa farneticante. C’era l’istigazione al suicidio, bullismo, tutta una serie di accuse veramente gravissime, ovviamente del tutto infondate».

Il ruolo dell’ex avvocato di Avesani

Ma Avesani non è l’unico coinvolto in questa storia. Bruzzone spiega che «il problema è ancora più ampio perché sotto processo per atti persecutori nei miei confronti c’è anche l’ex avvocatessa di Avesani, con due capi di imputazione che sono stati riuniti in un unico processo, perché sono entrambi per atti persecutori. Alcune delle condotte che Avesani ha posto in essere sono state poste in essere unitamente a questa avvocatessa, sotto processo a Roma. Più volte entrambi hanno fatto riferimenti a farmi del male fisicamente. Inoltre, non posso non considerare come gravissime e allarmanti queste condotte se teniamo conto anche del tipo di mansioni svolte da queste persone».

Le misure di sicurezza adottate da Bruzzone

Buzzone spiega poi a Open che la vicenda ha avuto un impatto notevole sulla sua vita personale e professionale: «Credo che una persona con il ruolo che ricopre Avesani, considerando il tipo di condotte che io ritengo lui abbia commesso e che ho portato all’attenzione della Procura di Roma, che l’ha rinviato a giudizio per atti persecutori, siano ampiamente pericolose e che quindi mi hanno assolutamente portato a intensificare tutta una serie di misure di sicurezza che riguardano la mia vita personale e professionale. Se mi chiede se oggi mi sento più tranquilla le dico assolutamente no».

Avesani una vittima?

Avesani ha da sempre respinto tutte le accuse, anzi, ritiene di essere lui stesso una vittima. «Tre account hanno iniziato a scrivere sul mio profilo social. C’era chi insultava me e chi la Bruzzone. Io non c’entro niente, anzi li ho denunciati», ha detto al Corriere del Veneto. Ma per Bruzzone siamo di fronte a un bugiardo seriale: «Lui vittima? Anche nella sentenza di primo grado che l’ha condannato a Verona per diffamazione aggravata nei miei confronti il giudice ha ampiamente stigmatizzato la sua propensione a mentire, così come aveva già fatto in precedenza un altro giudice in sede di archiviazione di una denuncia contro di me completamente infondata. Quindi non credo proprio che lui possa vestire i panni della vittima ma non mi sorprende che tenti di farlo. Di nuovo». 

L’esposizione mediatica di Bruzzone

Roberta Bruzzone è ormai un volto noto anche della televisione. Come criminologa e psicologa forense viene spesso invitata come esperta a trasmissioni dedicate ai grandi casi di cronaca. Ma non solo: da questa sera, martedì 7 ottobre, torna su Rai2 in seconda serata con una nuova stagione di Nella mente di Narciso, il programma da lei condotto che esplora il tema del narcisismo patologico, analizzando i profili psicologici dei protagonisti di alcuni tra i casi italiani più rilevanti e discussi degli ultimi anni.

La prima puntata sarà dedicata a Filippo Turetta, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Sul tema di un possibile percorso di giustizia riparativa per il giovane si è espresso anche Gino Cecchettin, padre della vittima, che ha dichiarato di non escluderlo del tutto. Di parere opposto è Bruzzone: «Credo che sia totalmente privo di senso con un soggetto con queste caratteristiche. Credo che per poter accedere a un percorso di giustizia riparativa bisognerebbe in primis avere consapevolezza della gravità e della responsabilità di quanto commesso. Questo tipo di personalità è completamente refrattario ad assumere su di sé il peso e le conseguenze di ciò che è accaduto. Quindi parlare di giustizia riparativa con la personalità narcisistica è come accostare due mondi che insieme non stanno».

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