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Caso Garlasco, la Finanza chiese accertamenti sui conti delle gemelle Cappa: i nomi spariti dalle carte dell’inchiesta

10 Ottobre 2025 - 15:02 Ugo Milano
gemelle Cappa
gemelle Cappa
Le cugine di Chiara Poggi compaiono in un’annotazione della Guardia di Finanza del 30 luglio. Nella versione successiva, però, i loro nomi – come quello del giudice Lambertucci – non risultano più. Gli accertamenti proseguono nell’indagine su Mario Venditti

La Guardia di Finanza di Brescia ha chiesto di effettuare «mirati accertamenti bancari» anche sui conti delle gemelle Cappa, Paola e Stefania, cugine della giovane uccisa a Garlasco nel 2007. La richiesta compare in un’annotazione datata 30 luglio 2025, nella quale i finanzieri domandano ai magistrati di indagare sui movimenti bancari di più persone, tra cui anche Fabio Lambertucci, il giudice che nel 2017 – su richiesta dell’allora procuratore aggiunto Mario Venditti – archiviò la posizione di Andrea Sempio, amico di Chiara Poggi e sospettato dell’omicidio.

I nomi scomparsi dai documenti successivi

L’annotazione successiva, redatta a settembre e relativa alle verifiche effettivamente eseguite, non contiene più i nomi di Lambertucci né delle gemelle Cappa. Una scomparsa che ora solleva interrogativi. Nelle stesse carte, infatti, si dà conto delle analisi sui conti di Venditti, dalle quali «non emergono anomalie», ma nessun riferimento alle altre figure citate nella prima nota.

Le ipotesi di corruzione

Lambertucci, oggi giudice del dibattimento penale di Pavia, era il gip che il 23 marzo 2017 aveva accolto la richiesta di archiviazione del fascicolo su Sempio, avanzata da Venditti insieme alla sostituta Giulia Pezzino e al procuratore Giorgio Riposo. Il suo nome è tornato d’attualità dopo il ritrovamento di un appunto, sequestrato a casa dei genitori di Sempio, in cui comparirebbe la scritta: «Venditti Gip archivia x 20. 30. €». Un riferimento che ha spinto la procura di Brescia, guidata da Francesco Prete, a disporre perquisizioni nei confronti di Venditti, di due carabinieri e della famiglia Sempio. Per ora, la Procura di Brescia non commenta. Gli investigatori mantengono il riserbo, ma il sospetto è che dietro al “sistema Pavia” ci sia una rete di relazioni e scambi più estesa di quanto inizialmente ipotizzato.

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