I piani di evacuazione dei paesi baltici in caso di attacco russo: scuole, chiese e arene trasformate in rifugi


Allarmati dall’aumento vertiginoso della spesa militare russa dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, i tre Paesi baltici — Estonia, Lettonia e Lituania — stanno elaborando piani di emergenza per gestire un possibile esodo di massa in caso di escalation militare ai confini orientali. Le tre ex repubbliche sovietiche, oggi membri della Nato, da tempo mettono in guardia gli alleati sull’aggressività di Mosca, denunciando attacchi informatici, campagne di disinformazione e recenti incursioni di droni e caccia russi nello spazio aereo della regione. La Russia nega ogni intenzione di attaccare l’Alleanza Atlantica, ma la memoria storica e il contesto attuale spingono i governi baltici a non farsi trovare impreparati.
«I piani includono scenari di evacuazione di massa»
«Le minacce possono essere di natura diversa», ha spiegato a Reuters Renatas Požėla, capo del servizio antincendio lituano e responsabile della pianificazione civile, sottolineando che i preparativi si sono intensificati dopo l’accordo trilaterale di cooperazione siglato a maggio. Per la prima volta, funzionari dei tre Paesi hanno confermato che i piani includono scenari di evacuazione su larga scala. Secondo Požėla, si prende in considerazione anche l’ipotesi di un dispiegamento massiccio dell’esercito russo lungo i confini baltici. L’obiettivo sarebbe occupare l’area in pochi giorni. Altri scenari riguardano sabotaggi alle reti di comunicazione o ai trasporti, crisi migratorie artificialmente create, disordini nelle comunità russofone e ondate di panico alimentate da notizie false.
L’esercitazione a Vilnius e la preparazione delle altre città ad accogliere gli sfollati
Durante un’esercitazione questa settimana a Vilnius, un centinaio di volontari ha simulato l’evacuazione di civili dalla capitale. Ma dietro la prova simbolica, i piani reali riguardano numeri ben più consistenti. Solo in Lituania si stima che metà della popolazione residente entro 40 chilometri dal confine con Russia e Bielorussia — circa 400.000 persone — possa essere coinvolta. La città di Kaunas, nell’ovest del Paese, ha già predisposto l’accoglienza per 300.000 sfollati in scuole, università, chiese cattoliche e persino nell’arena che ha ospitato concerti di Robbie Williams e Roger Waters. Simili misure sono in preparazione anche in altre città baltiche.
Le scorti di beni di prima necessità e i percorsi per la fuga: «Stiamo rassicurando la popolazione»
Sono stati selezionati punti di raccolta a Vilnius e altrove, identificati treni e autobus per le operazioni di trasferimento e accumulati materiali di prima necessità — dai letti da campo alla carta igienica — in magazzini riservati. Per chi si muoverà in auto, sono già state tracciate mappe con percorsi alternativi, mentre le arterie principali resteranno libere per l’ingresso delle forze alleate. «È un messaggio rassicurante per la nostra società: siamo pronti e stiamo pianificando», ha dichiarato il consigliere per la sicurezza nazionale lituano Kęstutis Budrys.
Il corridoio di Suwałki verso la Polonia
Nessuno dei tre Paesi, al momento, prevede evacuazioni oltre confine. L’unico corridoio terrestre verso un Paese Nato è il cosiddetto “corridoio di Suwałki”. Si tratta di una stretta fascia boschiva in territorio polacco tra Russia e Bielorussia, che in caso di crisi verrebbe riservata ai movimenti militari. In Estonia, le autorità stanno preparando piani per ospitare fino a un decimo della popolazione — circa 140.000 persone — in rifugi temporanei. Gli altri, invece, verrebbero accolti da parenti o amici. Particolare attenzione è rivolta alla città di Narva, a maggioranza russofona: dei suoi 50.000 abitanti, due terzi potrebbero essere costretti a spostarsi, con il governo pronto a sostenere almeno la metà di loro.
Mosca nega qualsiasi intenzione offensiva
In Lettonia, secondo Ivars Nakurts, vicecapo del Servizio statale di soccorso, un terzo dei 1,9 milioni di cittadini potrebbe dover lasciare la propria abitazione in caso di emergenza. Nakurts ha sottolineato come, in questo momento storico, sia necessario «pianificare tutto». Intanto, Mosca continua a negare qualsiasi intenzione offensiva.