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Andrea Sempio, faccia a faccia con Lovati dopo le sparate da Corona su Garlasco. Parla l’avvocato a rischio licenziamento: «Non lascio: gli ho fatto una promessa»

11 Ottobre 2025 - 11:45 Giovanni Ruggiero
garlasco lovati andrea sempio massoneria bianca
garlasco lovati andrea sempio massoneria bianca
Agli inquirenti, la madre del 37enne indagato per l'omicidio di Chiara Poggi aveva detto che la scelta dell'avvocato era caduta su Lovati «perché costava poco». La decisione nelle mani di Sempio dopo le frasi da Fabrizio Corona. E i conti che non tornano dai prelievi della famiglia

Andrea Sempio si prenderà ancora qualche giorno per decidere se farsi assistere ancora da Massimo Lovati. L’indagato per l’omicidio di Chiara Poggi potrebbe licenziare l’avvocato finito nella bufera per le sue parole in libertà a Fabrizio Corona a Falsissimo. Parole di cui Lovati si era in parte pentito, Per difendersi, aveva spiegato che in realtà aveva bevuto e in fondo pensava di partecipare al provino per una fiction. N La scelta coinvolgerà anche i familiari, che fin dall’inizio hanno gestito insieme a lui la strategia difensiva.

Il faccia a faccia tra la famiglia Sempio e Lovati

Lo scorso venerdì 10 ottobre il faccia a faccia tra Sempio e Lovati, che lo assiste insieme alla collega Angela Taccia, amica storica dell’indagato. Due ore di confronto che il 37enne ha definito «assolutamente pacifico», smentendo le ricostruzioni di alcuni media che parlavano di tensioni. «Non ci sono state né animosità né screzi», ha spiegato Sempio in un video trasmesso da Quarto Grado su Rete 4. Sul tavolo, il bilancio di quasi dieci anni di collaborazione, dal 2016 a oggi, e soprattutto le conseguenze delle ultime uscite pubbliche del legale. «Ho deciso di prendermi qualche giorno prima di decidere se confermarlo nel team difensivo. Al momento è ancora il mio avvocato, ma nei prossimi giorni valuterò anche la sua visione della difesa», ha aggiunto Sempio, che dovrebbe sciogliere la riserva all’inizio della prossima settimana.

Le frasi che hanno scatenato il caso

Cosa ha detto Lovati per finire in questa situazione? Nel programma di Corona, l’avvocato ha lasciato intendere che la riapertura del caso Garlasco sia legata alla volontà personale del procuratore aggiunto Stefano Civardi, apostrofato come «maledetto» e «legato all’Opus Dei». Affermazioni che la Procura di Pavia ha smentito seccamente e che hanno fatto scattare anche accertamenti disciplinari. Lovati ha poi provato a giustificarsi: «Corona mi ha tradito, mi ha versato tanto da bere». Una difesa che non ha convinto nessuno. E che ha riportato al centro dell’attenzione un dettaglio apparentemente secondario: come mai la famiglia Sempio aveva scelto proprio lui? La risposta arriva dalla madre di Andrea, sentita dagli inquirenti: lo avevano scelto «perché costava poco».

Massimo Lovati e la promessa fatta a Sempio

L’avvocato Lovati da parte sua non ha alcuna intenzione di lasciare l’incarico. Anzi, per lui è anche un dovere morale, vista la promessa fatta a Sempio. A Ignoto X su La7, Lovati ha detto: «Io voglio rimanere, voglio condurre in porto questa vicenda che ho sposato nel 2017». È sempre convinto dell’innocenza del suo cliente, che considera «estraneo al fatto. Perciò ricorda l’impegno che ha preso con lui: «Ho promesso a lui che lo porterò fino alla fine con una sentenza di proscioglimento». E se alla fine Sempio dovesse decidere di licenziarlo, lui alza le spalle: «Ovviamente, se poi mi revoca, io non ci posso fare niente. Metterà un altro avvocato meglio di me. Che devo fare? Io non me ne vado».

I conti non tornano: 60mila euro in pochi mesi

Ed è proprio sul capitolo economico che si concentrano le domande degli investigatori. Daniela Ferrari, ascoltata come testimone, conferma che sia lei che il marito avevano optato per Lovati e l’avvocata Taccia coprendo «solo le spese vive per pagare diritti di cancelleria». Ma i movimenti bancari, ricorda il Corriere della Sera, raccontano un’altra storia. Tra l’11 e il 26 gennaio 2017, cioè appena 15 giorni, dai conti del marito e del figlio escono tredicimila euro in contanti. «A chi sono finiti quei soldi?» chiedono finanzieri e carabinieri. «Sono finiti all’avvocato che abbiamo trovato noi», risponde la madre di Andrea Sempio, riferendosi all’avvocato Soldani. Ma gli investigatori incalzano: «Possibile che in quindici giorni, ben 13mila euro in contanti siano finiti nelle mani dell’avvocato Soldani?». La donna risponde secca: «Io so così».

«Quei signori lì»: il mistero dei pagamenti

C’è poi un’intercettazione del febbraio 2017 che complica ulteriormente il quadro. Marito e moglie parlano di dover dare dei soldi a «quei signori lì», cercando una «formula». Gli inquirenti pressano: «Lei ci dice che è riferito al pagare gli avvocati. Ma voi dall’11 al 26 gennaio avevate già fatto prelievi per tredicimila euro in contanti. Dunque la “formula” per gli avvocati ce l’avevate già allora, ci dice chi intendeva col pagare quei signori lì?».

La madre di Sempio e i soldi per gli avvocati

Daniela Ferrari si chiude: «Guardi. Non lo so, sono passati tanti anni, io non mi ricordo, chiedete a mio marito». Gli investigatori puntano a chiarire il dubbio sul perché coinvolgere terze persone e conti di familiari per movimenti che appaiono sospetti. «Tutti quei soldi ci sono serviti per pagare gli avvocati», si difende la donna. «Sapevamo che poi alla fine ci avrebbero fatto le fatture, ma poi non le abbiamo mai chieste. Le mie cognate si sono offerte di aiutare Andrea. Erano molto ben messe finanziariamente».

Il padre di Sempio: «Eravamo in balia degli avvocati«

Giuseppe Sempio, ascoltato il 26 settembre, conferma la versione della moglie. «Quei signori lì» sarebbero gli avvocati, dice sicuro. E riconosce di aver speso complessivamente «tra i cinquantacinquemila e i sessantamila euro» per la difesa del figlio nel 2017. Ma anche qui i conti sembrano non quadrare. «Visto che l’archiviazione è arrivata circa tre mesi dopo l’iscrizione, non è strano avere speso sessantamila euro per tre avvocati per tre o quattro mesi?» domandano gli inquirenti. La risposta di Giuseppe Sempio fotografa un senso di totale impotenza: «Lo so che sembra strano, ma è così. Noi eravamo nelle loro mani, e non sapevamo una virgola di cosa facessero». Una famiglia che si descrive «in balia» delle esigenze degli avvocati, stretta tra l’angoscia per le sorti del figlio e parcelle che continuano a lievitare.