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«Li vendono senza Bpa ma il Bpa c’è». Lo studio choc sui ciucci per neonato che coinvolge alcuni grandi marchi

18 Ottobre 2025 - 16:19 Alba Romano
ciucci bpa free
ciucci bpa free
La sostanza chimica che causa problemi di obesità, cancro e fertilità è stata analizzata da dTest, un'organizzazione di consumatori ceca. Il report e le reazioni delle aziende sul Guardian

Nei ciucci per bambini prodotti da tre grandi marchi europei è stata trovata una sostanza chimica collegata a problemi di sviluppo sessuale, obesità e cancro. A riferirlo è Damien Gayle per il Guardian che cita lo studio condotto da dTest, organizzazione di consumatori ceca, su ciucci prodotti da grandi marche, tra cui la multinazionale olandese Philips, gli specialisti svizzeri Curaprox e il celebre marchio francese di giocattoli Sophie la Girafe. Ebbene la ricerca di bisfenoli non è andata a vuoto, anche su prodotti indicati come Bpa Free.

Lo studio sui succhietti “Bpa free”

I ricercatori hanno acquistato 19 ciucci per neonati da negozi in Repubblica Ceca, Slovenia e Ungheria, e due dal sito online Temu, prodotti da Foshan City Saidah Baby Products. Hanno immerso ciascun ciuccio in una soluzione di saliva artificiale per 30 minuti a 37 °C (98,6 °F). E si è cercato il contenuto di bisfenoli (BPA). Su quattro ciucci in cui è stata rilevata la presenza di Bpa, ricostruisce il Guardian, la concentrazione più elevata è presente nel succhietto Curaprox Baby Grow con Love. Nonostante fosse commercializzato come “senza BPA“, i ricercatori hanno rilevato una concentrazione di BPA di 19 microgrammi per chilogrammo (µg/kg), superando il limite di 10 stabilito dall’Unione europea. Al secondo posto un ciuccio in “gomma naturale” di Sophie la Girafe. I test di laboratorio hanno rilevato una concentrazione di BPA di 3 µg/kg nel prodotto. Una concentrazione di 2 µg/kg è stata riscontrata anche nel succhietto Philips Avent ultra air, anch’esso commercializzato come “senza BPA”, e in un succhietto proveniente da Temu, prodotto da Foshan City Saidah.

Le reazioni alla scoperta dei ricercatori cechi

Philips ha dichiarato di aver effettuato ulteriori test e di non aver trovato le sostanze incriminate, mentre Sophie la Girafe ha affermato che la quantità riscontrata è insignificante. Vulli, l’azienda produttrice del celebre animaletto, ha precisato che non commercializzano più ciucci da diverso tempo. «In ogni caso, tutti i nostri prodotti sono sottoposti a test esclusivi [BPA] prima di essere commercializzati, effettuati da un laboratorio accreditato [SGS]», ha affermato la società al Guardian. «Si ricorda che il limite normativo per la migrazione del [BPA] è fissato a 0,04 mg/kg e il limite di rilevamento del laboratorio è di 0,01 mg/kg. Il valore menzionato nell’articolo (3 µg/kg, ovvero 0,003 mg/kg) è ben al di sotto di questo limite di rilevamento e quindi insignificante». Differente la reazione del ciuccio che si è beccato il “podio” della ricerca. Curaden, che produce la gamma Curaprox, si è detta sorpresa. L’azienda ha condotto test interni che hanno poi corroborato lo studio. «Per eccesso di cautela e in linea con il nostro impegno per la qualità, Curaden ha immediatamente deciso di ritirare proattivamente dal mercato i succhietti [dei lotti interessati] e di offrire rimborsi a tutti i clienti», ha dichiarato l’azienda.

(Foto di Zeesy Grossbaum su Unsplash)

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