Il sindacato della Bce fa tremare Lagarde: «Clima intimidatorio». Depositata una causa alla Corte di giustizia Ue


Insieme ai dazi, all’economia europea che stenta a crescere e al subbuglio sullo scacchiere internazionale, c’è una nuova preoccupazione che occupa la mente di Christine Lagarde: la causa legale promossa dai sindacati della Banca centrale europea contro la stessa Bce. I rapporti tra i rappresentanti dei lavoratori e i dirigenti dell’Eurotower si sono deterioriati già da alcuni anni. Più precisamente, dal 2019, anno in cui l’ex ministra delle Finanze francesi ha assunto la guida dell’istituzione. Lo scorso 13 ottobre, c’è stato un salto di qualità, con il sindacato del personale della Bce che ha depositato una causa presso la Corte di giustizia Ue.
Da dove nasce la causa legale
Dietro questa iniziativa ci sarebbero una serie di lettere «intimidatorie» che i vertici della Bce avrebbero inviato all’Ipso, l’unico sindacato riconosciuto dalla Bce che detiene sette dei nove seggi nel comitato del personale. I dirigenti della Banca centrale europea, in particolare, avrebbero impedito «al personale e ai rappresentanti sindacali di parlare pubblicamente di problemi sul posto di lavoro, come il favoritismo e la “cultura della paura” presso la Bce». Un fatto gravissimo per l’Ipso, che parla di «ingerenza illecita» e minaccia alla «libertà di espressione e di associazione».
L’intervista della discordia
A far tornare il caso sotto i riflettori ha contribuito un’intervista del quotidiano tedesco Börsen Zeitung a Carlos Bowles, portavoce dell’Ipso. In quella sede, il rappresentante sindacale rivelò che — secondo un sondaggio interno — circa due terzi dei dipendenti della Bce affermano che essere nelle grazie di figure influenti dell’Eurotower contava molto di più del rendimento lavorativo per sperare di ottenere una promozione e fare carriera. In seguito a quell’intervista, Myriam Moufakkir, responsabile dei servizi della Bce, avrebbe scritto una lettera al rappresentante sindacale invitandolo ad astenersi da dichiarazioni pubbliche che potessero «danneggiare la reputazione della Bce». In un’altra lettera risalente ad agosto, e visionata da Politico, Moufakkir va anche oltre e sottolinea che il diritto dei sindacalisti di rivolgersi ai media senza previa autorizzazione «si applica esclusivamente a questioni che rientrano nel loro mandato. Non si applica alla conduzione della politica monetaria della Bce, inclusa la sua risposta all’inflazione».
Il chiarimento dell’Eurotower
Di fronte a queste due lettere, il portavoce sindacale dei lavoratori della Bce è andato al contrattacco, precisando di avere un «obbligo professionale» di affrontare le questioni discusse nell’intervista. Una volta che la questione è finita sui giornali, la Bce ha provato a correre ai ripari. Innanzitutto, precisando che le lettere a Bowles non rappresentano «una decisione formale», bensì un semplice «promemoria e chiarimento delle regole applicabile», il cui scopo non era «intimidire o mettere a tacere, ma sottolineare l’importanza della prudenza nelle comunicazioni esterne sulle questioni della Bce».
Il ricorso alla Corte di giustizia Ue
A quel punto, Bowles ha presentato un ricorso speciale al consiglio direttivo della Bce per revocare le istruzioni di Moufakkir. Quando quel tentativo è stato respinto, il sindacato ha deciso di rivolgersi alla Corte di giustizia Ue, sostenendo che quella lettera fa parte di un tentativo più ampio da parte dei vertici dell’Eurotower di limitare l’attività sindacale. La Bce ha respinto le critiche al mittente con dichiarazioni pubbliche dei suoi portavoce, ma ora dovrà presentare la propria difesa anche in tribunale, entro i prossimi due mesi.
Foto di copertina: EPA/Will Oliver | Christine Lagarde, presidente della Bce