Come stanno gli italiani? Sempre più soli, pochi figli e tanti animali, e una nuova “dipendenza” da ChatGPT: il rapporto

Come stanno gli italiani? Tengono insieme i pezzi. Resistono. Anche con ansia, solitudine e difficoltà economiche che continuano a pesare sul benessere familiare. È questo il quadro che emerge dal CISF Family Report 2025, l’indagine annuale del Centro Internazionale Studi Famiglia (CISF) che ha come focus il benessere psicologico e relazionale delle persone, realizzata in collaborazione con la società Eumetra su un campione rappresentativo di 1.600 famiglie italiane. Il titolo del rapporto, Il fragile domani. La famiglia alla prova della contemporaneità, è già di per sé una diagnosi: le fragilità individuali e relazionali non sono solo questioni personali, ma indicatori della salute collettiva e della coesione sociale di un Paese, in affanno.
Un’Italia sotto pressione: 6 italiani su 10 soffrono di ansia e stress
Nel corso del 2024, il 60% degli italiani ha sofferto di ansia o stress, di cui il 24,9% spesso e il 37,3% a volte. Le principali cause? Problemi di salute propri o familiari (45%), difficoltà economiche (34,7%) e problemi lavorativi (32,2%). Un dato che conferma una diffusa «vulnerabilità psicologica»: più di un terzo della popolazione (35,2%) dichiara di avere almeno un problema di salute, mentre quattro persone su dieci affermano di aver cercato – o di aver voluto cercare – supporto psicologico per gestire ansia, depressione e stress.
Le famiglie italiane si trovano oggi prevalentemente nella fascia economica intermedia, ma ciò non le protegge dal dover fare scelte difficili. Nel 2024, il 32,5% ha rinunciato alle spese per il benessere personale e il tempo libero, il 32,4% a quelle per la casa e il 18,5% alle spese sanitarie. Un’economia della rinuncia che colpisce proprio le aree più legate alla qualità della vita, alimentando un circolo vizioso tra disagio economico e fragilità psicologica.
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Giovani e solitudine: la nuova vulnerabilità emotiva
Il rapporto dedica ampio spazio alle nuove generazioni. Ben il 74,1% dei giovani-adulti che vivono ancora nella casa dei genitori si colloca in uno status socioeconomico basso o medio-basso. Tra chi è riuscito a conquistare una propria indipendenza, emerge però un’altra forma di disagio: la solitudine. «Mangiare da soli, vivere da soli e sentirsi soli sono esperienze diffuse, segnali di una fragilità relazionale che incide profondamente sul benessere emotivo».
A ciò si aggiunge il fenomeno della “generazione sandwich”, cioè gli adulti che si trovano a dover accudire contemporaneamente i figli e i genitori anziani. Secondo l’indagine, il 42,6% delle famiglie con figli è anche impegnato in compiti di caregiving, e più della metà di queste (53%) dichiara di sentirsi spesso sopraffatta dalle responsabilità.
Meno figli, più animali: la nuova «famiglia affettiva»
Un altro dato significativo riguarda la trasformazione della struttura familiare. Il dato certo è che facciamo sempre meno figli. In tutta Europa, specie in Italia. Una scelta personale per molti, soprattutto giovani. Una rinuncia forzata, per chi vorrebbe ma non può. Spesso una decisione imposta dal contesto: politiche inadeguate, aiuti assenti, un mercato del lavoro tutto sbilanciato in favore degli uomini, ancora legato all’idea che la cura sia «una cosa da donne». Le ragioni cambiano, tutte legittime. Ma il risultato è lo stesso: le nascite continuano a calare.
Secondo i dati Istat, nel 2024 sono nati poco meno di 370mila bambini, circa 10mila in meno rispetto all’anno precedente. Mai così pochi figli: 1,18 nel 2024 (destinato a calare intorno all’1,13 nel 2025). Una diminuzione che non dipende soltanto dalla propensione ad avere figli: mancano i potenziali genitori, si studia più a lungo, si lavora in modo precario, si fatica a trovare una casa e si ha paura di non riuscire a sostenere le spese legate alla loro crescita. E, così, tutto si sposta in avanti: l’uscita dal nucleo famigliare d’origine, i progetti, la nascita di un figlio.
Secondo una ricerca del Pew Research Center, i Millenial fanno figli molto più tardi rispetto alle generazioni precedenti. Non è una tragedia, forse, ma fare figli tardi porta a conseguenze. Chi inizia tardi, ha meno tempo. Meno tempo per affrontare eventuali difficoltà nel concepimento o nella gravidanza. Meno tempo, una volta nato un figlio, per pensare, magari, al successivo. Secondo il report, quasi sei famiglie con figli su dieci (58,7%) hanno un solo bambino. Stando al report di CISF, la cosiddetta fratria, il legame educativo e affettivo tra fratelli, sta lentamente scomparendo. Al suo posto, nuclei più piccoli, più concentrati sul singolo. Il fenomeno è più evidente nel Nord-Est, mentre nel Sud e nelle Isole le famiglie numerose resistono ancora. Ma il quadro generale è inequivocabile: meno figli, più attenzione individuale, e spesso compensata dalla compagnia di un animale domestico.
Che cos’è il «dog parenting»?
Nel 2025 quasi sei famiglie italiane su dieci, quasi il 60%, vivono con almeno un animale domestico. La percentuale cresce tra le coppie con figli, arrivando al 71%, e tra i genitori single, toccando il 74,9%. Non si tratta più soltanto di compagnia: cani e gatti assumono un ruolo affettivo e simbolico profondo, spesso paragonabile a quello di un figlio. I ricercatori del report parlano di una vera e propria «domanda di legame». Sempre più persone vedono gli animali come membri effettivi della famiglia, affidando loro ruoli emotivi importanti. Il fenomeno ha già un nome, Dog parenting.
Una tendenza in crescita che porta molti proprietari a trattare il proprio cane come un figlio: dalle attenzioni quotidiane ai riti di cura, fino alla condivisione sui social e alle spese dedicate. Il fenomeno riflette cambiamenti più ampi nella società. Gli animali domestici non sono più solo compagni di casa, ma veri e propri interlocutori affettivi, capaci di colmare bisogni di presenza, cura e relazione.
Tecnologia e intelligenza artificiale: tra paura e quotidianità
Nel rapporto tra genitori e figli, la tecnologia, invece, è una delle principali fonti di conflitto. Tra le famiglie con almeno un minore, il 55,4% segnala tensioni legate all’uso dello smartphone, e nel 30,5% dei casi i contrasti riguardano anche la coppia stessa. Ma accanto ai timori per l’uso delle tecnologie, emerge anche un dato sorprendente: il 58,4% delle famiglie con figli utilizza ChatGPT quotidianamente, sia come strumento informativo sia per attività scolastiche.
Uno sguardo al futuro: pessimismo globale, speranza familiare
Quando si tratta di immaginare il domani, infine, il 57% degli italiani – secondo il rapporto – si dice pessimista rispetto all’andamento del Paese e del mondo. Tuttavia, sul piano personale e familiare, prevale un atteggiamento più stabile: il 56,7% ritiene che la situazione della propria famiglia resterà invariata, segno che il nucleo familiare rimane, nonostante tutto, un punto di riferimento. «Il fragile domani non è solo una questione individuale – spiega il direttore del CISF, Francesco Belletti – ma riguarda la qualità della vita, la coesione sociale e il benessere dell’intera collettività».
Il rapporto fotografa di fatto un’Italia sospesa tra ansia e resilienza, tra solitudine e ricerca di nuove forme di legame. Le famiglie restano il cuore del tessuto sociale, ma anche il termometro delle sue fragilità. E, forse, proteggerne il benessere significa tutelare quello dell’intera società.
