Il senso dell’informazione, la sfida delle fake news e come difendersi, anche all’epoca dell’intelligenza artificiale – Il video del workshop
Fake news e verifica delle notizie: la terza giornata del ciclo di workshop di giornalismo di giornalismo organizzato da Open in collaborazione con Lega del Filo d’Oro si concentra sul fact-checking ed è dedicato alle persone con sordocecità seguite dalla Fondazione. I primi due workshop si sono tenuti presso il Centro Nazionale, mentre questa volta il laboratorio si è svolto a Roma.
Discutere di fake news
A partecipare al corso, così come agli incontri tenuti al Centro Nazionale di Osimo, Stefano Ciccarelli, Francesco Mercurio, Samantha Marsili e Marco Ke. A loro si è aggiunta Francesca Donnarumma, laureata in giurisprudenza e membro del Comitato delle Persone Sordocieche.
«Siete mai caduti in una notizia falsa?», chiede all’inizio David Puente, vicedirettore di Open e responsabile della sezione fact-checking, rivolgendosi al gruppo di partecipanti. «A me è successo proprio poco tempo fa», risponde Stefano Ciccarelli. «Avevo letto della morte di Massimo Ranieri su un sito, c’ho creduto e ho scritto un post. Poi però mi sono accorto che era falsa: non era stata pubblicata su nessuna testata o agenzia nazionale e online ho trovato un articolo che raccontava come questa bufala circolasse da anni», racconta . «Sull’emozione del momento non ho controllato le fonti, mi sono fidato e ho fatto male».
Anche a Francesca Donnarumma è capitato «più di una volta» di credere a una notizia falsa, così come a Marco Ke, tratto in inganno da una notizia non vera su un giornale online che annunciava un aumento delle pensioni da parte dell’Inps. Samantha Marsili, invece, si dice più prudente: «Non credo sempre a quello che leggo, metto tutto in dubbio e verifico».
Francesco Mercurio racconta di aver letto una volta delle dichiarazioni aberranti di un personaggio pubblico che non stima. Quelle parole confermavano la cattiva opinione che aveva di quella persona: «Le ho condivise sui social, ma poi si sono rivelate false».
Gli strumenti per verificare
Dare per buone e rilanciare notizie non vere «può succedere a tutti. Anche i giornali a volte ci cascano», spiega allora Puente. Per questa ragione «la verifica è fondamentale», aggiunge, facendo esempi di notizie false rilanciate anche da giornali italiani. «Andando in profondità, si può risalire anche all’autore delle fake news». Nella condivisione delle notizie non verificate c’è spesso una componente emotiva. Secondo Francesca Donnarumma «molte volte vengono divulgate delle notizie false anche riguardanti la disabilità, che illudono le persone che le leggono». Sul punto, per Samantha Marsili, una delle possibili strade è innanzitutto «mettere via tutti i pregiudizi per vedere come stanno realmente le cose».
L’intelligenza artificiale
Strettamente legata alle fake news è la diffusione dell’Intelligenza artificiale per la fabbricazione e modifica di immagini o audio. Un tipo di intervento che può avere un impatto ancora più forte sulle persone sordocieche. «Oggi è più che mai importante prestare attenzione ai dettagli», commenta preoccupata Francesca Donnarumma.
È un argomento sensibile per le persone con sordocecità e durante il dibattito sono proprio loro a spiegare l’importanza dei sottotitoli, delle descrizioni delle immagini, del riconoscimento di voci non reali. Per capire meglio l’opinione dei partecipanti, David Puente mostra un video sottotitolato e creato con l’intelligenza artificiale, chiedendo a tutti se trovino qualcosa di anomalo. Francesco Mercurio, che non può utilizzare la vista ma è provvisto di impianto cocleare, nota che alcune parti dell’audio sembrano «lette da una sintesi vocale, senza espressione». Marco Ke, sordo ma con un residuo visivo, nota come i sottotitoli abbiano «qualcosa di strano. Sembrano fatti da un robot, non da una persona».
Osservazioni che, dice Puente, sono molto utili e non scontate, anche per chi si occupa quotidianamente di questi temi: «Con voi anche io ho imparato qualcosa. Adesso comprendo meglio quali possano essere le difficoltà, nel mio lavoro di giornalista ne terrò conto».
Verifiche e rapidità
Un ultimo tema affrontato in classe è quello della conciliazione tra fact-checking e verifica con la rapidità richiesta nel dare le notizie. «L’investigazione paziente e seria fa a pugni con la velocità del giornalista. Questi sono ostacoli che creano difficoltà: essere veloci, autorevoli e accurati non è semplice», ammette Stefano Ciccarelli. Se per creare una notizia falsa possono bastare anche cinque minuti, per smentirla talvolta possono essere necessari anche fino a tre mesi, conferma David Puente, raccontando qualche caso concreto. Un lavoro che Francesco Mercurio definisce simile a quello «di ricostruzione di un detective».
La quarta tappa del progetto è sempre a Roma: su Open vi racconteremo la visita alla Camera dei Deputati e il laboratorio sul giornalismo politico a cura della vicedirettrice di Open Sara Menafra, continuate a leggerci!
