Bologna, arrestata la stalker che aveva organizzato il funerale della donna bersaglio delle molestie online

È stata arrestata una donna accusata di aver trascinato per oltre un anno una professionista bolognese in quello che era diventato un incubo digitale senza via d’uscita. Chiamate oscene, profili falsi, annunci inventati, persino l’organizzazione del suo funerale. Una storia che sembra fantascienza, ma è accaduta davvero. La donna, raccontano gli investigatori, veniva inseguita ovunque, sulla posta elettronica, sui social, persino su siti pornografici in cui veniva esposta contro la sua volontà.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, svolte dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Bologna, l’indagata avrebbe creato una serie di falsi profili utilizzando foto, dati personali e il numero di telefono della professionista bolognese. Da quel momento il contatto telefonico della professionista è diventato bersaglio di messaggi e chiamate a sfondo sessuale da sconosciuti convinti di rispondere ad annunci reali.
I finti annunci immobiliari e il funerale
Quando le molestie non sono bastate, la stalker avrebbe pubblicato fittizi annunci immobiliari mettendo falsamente in vendita la casa della donna, spingendo curiosi e presunti acquirenti a contattarla senza sosta. A queste si sono aggiunte telefonate da parte di agenzie funebri per organizzare il suo funerale e quello di persone a lei vicine.
Per oltre dodici mesi, il bersaglio della stalker ha vissuto in uno stato di allarme continuo. Il suo numero era stato segnalato come “truffaldino”, finendo tra i contatti spam e danneggiando la sua attività professionale. Inoltre, temeva che le minacce online potessero trasformarsi in un’aggressione reale, costringendola a cambiare abitudini, orari e modalità di lavoro.
Le indagini e l’arresto
Il Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Bologna ha ricostruito il mosaico della persecuzione attraverso analisi digitali e tecniche di tracciamento informatico. Secondo le indagini, l’indagata è stata identificata con certezza, a tal punto che la Procura aveva chiesto le prime misure cautelari quali il divieto di avvicinamento, braccialetto elettronico e divieto di comunicazione. Quando la donna ha rifiutato il braccialetto, il giudice ha disposto il divieto di dimora nella città metropolitana di Bologna.
Nonostante l’identificazione e gli interventi della Procura, dopo una breve pausa, le attività persecutorie sono ricominciate. I messaggi arrivati alla professionista bolognese, confrontati dalla Polizia Postale, presentavano gli stessi schemi usati in precedenza. Attraverso ulteriori indagini, gli agenti hanno attribuito con certezza anche i nuovi episodi alla stessa persona, fornendo al GIP un elemento decisivo per riscontrare la violazione del divieto di comunicazione, tale da portare all’arresto della donna e alla custodia cautelare in carcere.
