«Tornatevene nella vostra Beri», il caso della 82enne di Cremona a processo per stalking ai vicini

L’anziana è accusata di aver insultato in più occasioni la famiglia che abita accanto al suo appartamento e di aver bagnato apposta i panni stesi sul loro balcone

All’inizio, i rapporti tra vicini sarebbero stati ottimi. Poi, all’improvviso, qualcosa ha cominciato ad andare storto: minacce, acqua gettata sui panni stesi, scampanellate. Al punto che Giuliana – una signora di 82 anni residente a Cremona – è stata rinviata a giudizio per il reato di stalking. A portarla in tribunale sono stati i suoi vicini, una famiglia originaria della Puglia e composta dal padre Renato, la madre Veneranda e una figlia di 21 anni. «Tornatevene nella vostra “Beri”», «Andatevene al Sud che magari con i vostri simili vi capite», urlava l’anziana. La famiglia si è costituita parte civile in udienza preliminare, stanca degli insulti e convinta di essere discriminata solo perché meridionale. L’inizio del processo è fissato per il 7 luglio.


L’acqua e gli insulti

I fatti contestati risalgono allo scorso anno, quando le ripetute lamentele della signora Giuliana sarebbero diventate insopportabili. Il 10 maggio, racconta il Corriere, uno degli episodi che hanno fatto traboccare il vaso: l’anziana avrebbe afferrato una canna dell’acqua per bagnare non solo la biancheria stesa sul balcone ma anche Renato, «dicendogli che l’acqua era santa e gli faceva solo bene». Nelle tre pagine di capo di imputazione vengono riportati anche alcuni insulti che la signora Giuliana avrebbe rivolto alla famiglia. Renato sarebbe stato paragonato al «dittatore Putin», sua moglie Veneranda a una «stregassa» (una «stregaccia», in dialetto cremonese), mentre per entrambi è stato usato l’epiteto «meridionali di m**da».


La lettera al sindaco di Bari

Oltre che in tribunale, il caso è finito sulla scrivania del sindaco di Bari Antonio Decaro. Il primo cittadino del capoluogo pugliese ha ricevuto una lettera di sfogo da parte della famiglia: «Non è tollerabile, oggigiorno, che si continui con il pregiudizio, si denigrino e discriminino persone solo perché meridionali, venga disprezzata la città d’origine di una famiglia sempre “puntuale” nell’adempimento dei propri doveri e disponibile per qualsiasi cosa», scrive Veneranda, per gli amici “Vera”. «La nostra Bari è incantevole – prosegue la lettera -. Sentire sfregiare il suo nome in modo sprezzante da chi non la conosce e al solo scopo di ferirci, perché ci sentissimo diversi è stato davvero devastante».

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