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Maggiori incassi al cinema per i film con protagoniste donne

18 Dicembre 2018 - 12:00 OPEN
Secondo un recente studio, le protagoniste femminili garantiscono incassi maggiori rispetto ai classici supereroi maschili

La produzione cinematografica di Hollywood degli ultimi anni porta buone notizie: se si guarda ai dati sulle singole proiezioni dal 2014 al 2017, i film che hanno incassato maggiormente nel primo weekend di programmazione avevano come protagonista un personaggio femminile. 

Lo ha dimostrato uno nuovo studio della Creative Artists Agency(C.A.A.), agenzia di scouting americana per attori e attrici, condotto in collaborazione con shift7, una società per lo sviluppo teconologico fondata dall’ex C.T.O del governo statunitense Megan Smith. 

 

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Che fossero attrici in carne e ossa o figure d’animazione, da Riley di Inside Out a Megan Fox in Teenage Mutant Ninja Turtles, il punto di riferimento femminile è diventato centrale per la buona riuscita non solo del un film in sé, ma del prodotto di mercato a tutti gli effetti. 
Non solo: dagli andamenti dei grafici, è evidente che a fare la differenza sia anche l’attenzione ai dialoghi. I film che hanno passato il Bechdel test – test che misura se e quanto due personaggi femminili parlino di qualcosa che non riguardi un personaggio maschile – hanno avuto molto più successo rispetto a quelli che non lo avevano superato. 

 

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Non è una novità che le donne ricoprano ruoli di elevata importanza nel mondo del cinema e delle arti più in generale. E non è una novità nemmeno che siano una fonte di guadagno primaria nel mondo dello star system. Quello che c’è davvero di nuovo in tutto ciò è, da una parte, che il proliferare di protagoniste femminili che non mirano a essere icone di bellezza o di romanticismo; dall’altra, l’apprezzamento da parte degli spettatori.

L’interesse è stimolato proprio dalla percentuale di novità e dal tocco di freschezza che un personaggio femminile, piuttosto che maschile, può apportare alle storie di questo genere. «Per più di trent’anni, non c’è stata nessuna innovazione nei film dei supereroi», ha fatto notare ancora Habuegger. 

 

Nonostante l’evidenza statistica, la convinzione tipicamente hollywoodiana (e no) secondo cui i film interpretati, diretti o scritti donne risultino meno interessanti per un pubblico di massa, è dura da intaccare. Nel 2017, i film con protagonista femminile sono calati rispetto all’anno precedente. Ed è successo nonostante undici dei film che hanno superato il miliardo di dollari al botteghino siano stati guidati da donne. 

«Molto spesso nel nostro mestiere», ha fatto notare l’agende della C.A.A. Christy Habuegger in un’intervista al New York Times, «c’è molto pregiudizio che vuole travestirsi da conoscenza. La percezione che non sia buono per gli affari avere una protagonista femminile non è affatto vera. Anzi, sono una risorsa di marketing».

 

Nell’era del MeToo e del Time’s Up, i movimenti di protesta nati delle attrici dopo lo scandalo Weinstein, gli equilibri stanno pian piano ridefinendosi, soprattutto dal punto di vista dei trend economici.
Trattandosi di Hollywood, la riflessione sull’inclusione femminile non può certo prescindere dall’incasso finale del prodotto. Se i più recenti studi stanno dimostrando l’efficacia economica delle eroine e delle antieroine, c’è da aspettarsi che Hollywood non faticherà troppo a cambiare opinione. Netflix sembra essersi già allineato agli input di mercato: è dello scorso anno, infatti, la serie animata diretta da Matt Groening, Disincanto, sviluppata intorno alle vicende di una principessa fuori dagli schemi.

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