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Immigrazione, demografia e istruzione. Come è cambiato il lavoro in Europa

27 Dicembre 2018 - 18:24 Francesco Seghezzi
Negli ultimi cinque anni l'occupazione è cresciuta come nei dieci anni prima della crisi ma mondo del lavoro è profondamente cambiato. Un'analisi della Bce propone il nuovo scenario 

Come è cambiato il mercato del lavoro in Europa negli ultimi 5 anni? Ce lo racconta la Banca Centrale Europea in un suo approfondimento contenuto nel Bollettino Economico appena diffuso. Il focus parte da una constatazione: oggi in Europa abbiamo il numero di occupati più alto della storia, 158,3 milioni. Negli ultimi cinque anni sono aumentati esattamente come nei dieci anni prima della crisi. Non tutti gli occupati, però, sono uguali. Ed è proprio intorno alle differenze che si muove l’analisi della Bce, perché nel mercato del lavoro uno non vale uno. La Bce prende in considerazione due periodi. Il primo è quello tra il 1999 e il 2008, il secondo quello tra il 2013 e il 2018. Non vengono considerati quindi gli anni della crisi vera e propria. In entrambi i momenti la crescita dell’occupazione è stata forte ma, tanto per cominciare, è stata guidata da Paesi diversi. E qui il dato più interessante riguarda il contributo dell’immigrazione. Prima della crisi la Spagna era il Paese europeo che accoglieva il maggior numero di stranieri e questo ha fatto sì che dal 1999 al 2008 ben il 35% dell’occupazione di tutta Europa arrivasse da li, con 6,1 milioni di nuovi lavoratori. Al contrario tra il 2013 e il 2018 la Germania è stata il Paese leader, con una fetta del totale del 28% (+2,6 milioni). Una dinamica simile è avvenuta in Lituania, Austria, Portogallo e Slovacchia.

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Fonte: Bce. 

Ma non solo l’immigrazione ha contribuito a cambiare il volto dell’occupazione europea. Un secondo elemento importante riguarda l’età dei nuovi lavoratori. Se tra il 1999 e il 2008 più di due terzi dei nuovi occupati europei (12,3 milioni) avevano tra i 25 e i 54 anni negli ultimi cinque anni questo gruppo ha contribuito solo per un quinto (1,9 milioni). Questo a vantaggio degli occupati over 55 che hanno rappresentato il 75% della crescita tra 2013 e 2018. Come è stato possibile? Due cause principali secondo la Bce: i cambiamenti demografici e le riforme delle pensioni adottate da molti Paesi in questi anni. I baby boomers, nati negli anni Cinquanta-Sessanta, sono entrati nella fascia d’età degli over 55 e non ci sono abbastanza under 55 per rimpiazzarli. La spiegazione principale starebbe nell’aumento dell’età pensionabile che ha alzato il numero di occupati in una fascia d’età che di solito vedeva la maggioranza di pensionati. Questo non significa però che gli anziani hanno fatto da tappo per l’ingresso dei giovani ma che in assenza di nuove generazioni è stato necessario mantenere più a lungo al lavoro le persone delle generazioni più numerose per rendere il sistema sostenibile, soprattutto sul fronte tasse e contributi.

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Fonte: Bce. 

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