Cosenza avrà la sua moneta: si chiama Bruzio

È d’argento e servirà ad aiutare famiglie e aziende in difficoltà

Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, l'ha definita un' operazione di welfare distributivo. Questo perché il sussidio – 4 bruzio al mese, che equivalgono a 80 euro - potrà essere usato dalle famiglie per fare acquisti nelle 24 aziende aderenti al circuito, ma anche scambiato tra le aziende stesse. Dopo sei mesi i bruzio potranno essere convertiti in euro.


Stimolare i consumi aiutando le famiglie in difficoltà

Il vantaggio è doppio: oltre ad un maggiore stimolo ai consumi, il lasso di tempo richiesto per convertire in euro la moneta sussidiaria permetterà al Comune di avere un volume di denaro in più. Il tutto nasce da un’idea dell’assessore ai tributi e all’innovazione Lino Di Nardo. Se ne parlava già dal settembre scorso. Oltre ad aiutare famiglie e aziende in difficoltà, il Bruzio sarà anche un oggetto da collezione, come spiega il sito del Comune:


«Coniata in argento 800, di 26 millimetri di diametro e 9,5 grammi di peso. Sul fronte sono riportati la numerazione, il logo del Comune e il valore (corrispondente a 20 euro). Sul retro, invece, campeggia l'effigie di Federico II di Svevia e il corso di validità. C’è una grande attenzione da parte di collezionisti e cittadini che intendono conservare queste monete.»

Un precedente virtuoso: il Sardex

photo

I circuiti basati su delle monete complementari, o “sussidiarie”, non sono nuovi in Italia. Un esempio virtuoso ancora in vigore è quello del Sardex in Sardegna, nato nel 2010. Il tutto è reso sostenibile dalle stesse aziende aderenti che versano una quota per farne parte. Il Sardex è una delle prime monete sussidiarie comparse per far fronte alla crisi economica, dando supporto tanto alle piccole imprese, quanto ai consumatori e ha ispirato diversi altri circuiti nelle regioni italiane.  

L'esperienza della banca WIR in Svizzera

photo

La banca WIR in Svizzera potrebbe essere indicata come la capostipite di questi sistemi monetari di supporto, che si affiancano alla valuta legale. L’istituto concede crediti non solo in franchi svizzeri, ma anche in “Wir”, alle oltre 60 mila aziende aderenti al circuito. Il tutto risale al 1934, quando a Zurigo gli imprenditori Werner Zimmermann e Paolo Enz decisero di trovare un modo per far fronte alla carenza di valuta, durante un’altra grave crisi economica, quella sorta dal crollo della Borsa di Wall Street nel 1929.