In Evidenza ENISiriaUSA
ECONOMIA & LAVORODisoccupazioneLavoro e impresa

Dai chimici ambientali ai data analyst: che cosa vogliono le imprese del futuro

05 Gennaio 2019 - 08:40 Francesco Seghezzi
Tra le professioni più richieste: infermieri, chimici ambientali e analisti di dati. Secondo l'agenzia europea Cedefop, tra il 2018 e il 2021, in Italia ci saranno ben 4,1 milioni di posti di lavoro disponibili

Big data analyst, chimico verde, ma anche infermiere e badante. Sembrano questi i lavoro più richiesti da qui ai prossimi cinque anni. Lo sappiamo, cinque anni oggi sembrano un’eternità. Ma, quando si parla di lavoro, le preoccupazioni, le paure e le speranze sono talmente forti che può essere utile provare a riflettere. Anche se non sono poche le istituzioni nazionali e internazionali che azzardano previsioni sui lavori nei prossimi 5 o 10 anni, OPEN comincia oggi un viaggio tra queste nuove professioni, cercando di considerare luci e ombre e tenendo sott’occhio le valutazioni degli analisti.

Big data Analyst: cosa fa?

Non è facile fornire previsioni numeriche, potrebbero rivelarsi sbagliate. Se prendiamo ad esempio gli ultimi dati di Excelsior (Unioncamere), questi prevedono che in Italia tra il 2019 e il 2023 si creerà un numero di posti di lavoro tra i 2,5 e i 3,2 milioni, a seconda dello scenario di crescita economica e di investimenti che si applica.

Tra questi, sarebbero molto pochi quelli creati da un’espansione economica, se consideriamo che tra i 2,1 e i 2,3 milioni di posti di lavoro dovrebbero arrivare dal pensionamento di chi oggi lavora. Sappiamo bene però che non è affatto scontato che un nuovo pensionato si traduca nell’assunzione di un nuovo lavoratore, come mostrano i dati su assunzioni e pensionamenti degli ultimi anni.

C’è poi chi prevede numeri ancora più ampi, come l’agenzia europea CEDEFOP secondo la quale, tra il 2018 e il 2021, ci saranno in Italia ben 4,1 milioni di posti di lavoro disponibili. Basta quindi accorgersi della distanza delle stime di due fonti così importanti per capire che è meglio non concentrarsi troppo sui numeri.

Più interessante è invece approfondire quali sono le professioni che, secondo le dichiarazioni delle imprese, saranno le più ricercate, indipendentemente dai numeri. Che una impresa preveda oggi che serviranno 20 o 200 profili specialistici oggi interessa poco.

Ma sapere quali sono le caratteristiche di questo profilo è invece molto utile. E i risultati possono anche essere sorprendenti. Tanti immaginano che il futuro sarà solo di professionisti del digitale, tecnici specializzati, scienziati o ingegneri. Probabilmente non sarà così.

I mestieri anticrisi

Dai dati Excelsior infatti emergono sì 834mila posti per professioni dirigenziali, specialistiche o tecniche, ma altrettanti (830mila) in professioni non qualificate, come per conduttori di impianti e operai e artigiani. In mezzo 640mila professioni commerciali e dei servizi e 230mila professioni impiegatizie.

Andando nello specifico ci saranno sì circa 210mila i posti di lavoro per professioni oggi molto difficili da trovare sul mercato – come Data Scientist, Big Data Analyst, Cloud Computing Expert, Cyber Security Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager, Artificial Intelligence Systems Engineer – ma ci saranno anche infermieri, addetti alla sicurezza, ai servizi alla persona (badanti ad esempio).

Particolarmente bene andranno poi, secondo Excelsior, le professioni legate all’economia verde come esperto in gestione dell’energia, il chimico verde, l’esperto di acquisti verdi, l’esperto del marketing ambientale, l’installatore di impianti a basso impatto ambientale.

I dati di CEDEFOP non si discostano molto in termini di tipologia di profili ricercati. Su 4 milioni infatti 300mila sarebbero nell’ambito delle pulizie e dei servizi domestici, 290mila nelle professioni legate al mondo sanitario ma anche 300mila nel settore dell’educazione.

Lavorare con i Big data

Tra le nuove professioni, quindi, c’è sicuramente quella dell’analista di Big Data, vista anche l’enorme quantità di dati prodotti attraverso i social network. Nelle video-interviste qui sopra, abbiamo incontrato alcuni pionieri del settore, che hanno meno di quarant’anni e da tempo lavorano in questo settore ma anche studenti dei nuovi corsi di laurea che stanno nascendo proprio per formare figure specializzate.

Big data Analyst, Cloud Computing Expert, Business Intelligence Analyst, Social Media Marketing Manager, Artificial Intelligence Systems Engineer: su quali di questi ruoli uno studente dovrebbe puntare? “Sono tutti profili attraenti, è più una questione vocazionale” ci racconta Emanuele Borgonovo, direttore del corso di laurea in Economics, Management and Computer Science (BEMACS) all’università Bocconi.

“A seconda se si è portati più per un lavoro tecnico oppure no, ci sono due le macro-aree: i tecnici informatici che devono mettere in piedi tutte le infrastrutture che rendono disponibili i dati (e questo è il software engineer) o la persona che deve prendere questi dati e interpretarli, e qui viene la statistica e quello che si chiama il Data Scientist, che confina con il business analyst”.

“Non c’è una rigida distinzione tra i due. Un’altra figura attraente è il cyber risk analyst, perché le aziende devono per forza investire in sicurezza: hanno i dati dei clienti e i loro dati, il loro know how. Negli Stati Uniti, quelle degli analisti di Big data, sono posizioni ben remunerate: con stipendi da oltre 100mila dollari l’anno”.

Resistono i lavori non qualificati

Ma questo è solo uno dei lati della medaglia. Ci sarà poi bisogno di un esercito di lavoratori non qualificati che dovranno occuparsi soprattutto della cura delle persone. Questi scenari sembrano suggerirci almeno due cose.

La prima è che il mondo del lavoro sta cambiando ma occorre stare attenti a non entrare nella mentalità secondo cui in futuro si avrà bisogno solo lavoratori iper-specializzati. Al contrario le dinamiche demografiche, con popolazione più anziana e nuova domanda di istruzione, genererà moltissimi posti di lavoro nell’ambito sanitario, dell’assistenza e educativo.

La seconda è che la sfida maggiore oggi, per i giovani che devono scegliere un percorso futuro, è quella di reinventare e innovare lavori che sembrano tradizionali. Difficile fare tutto questo in un mondo del lavoro e dell’impresa spesso statico, chiuso e poco innovativo, come quello italiano oggi. Ma questa è un’altra storia.

Articoli di ECONOMIA & LAVORO più letti