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Pagare le tasse? Just do it. L’UE indaga sugli accordi fiscali tra Nike e Paesi Bassi

10 Gennaio 2019 - 19:43 Emma Bubola
Dopo Starbucks e Apple, ora è il turno di Nike. La Commissione europea ha aperto un’indagine sugli accordi fiscali tra i Paesi Bassi e la multinazionale di abbigliamento sportivo

La Commissione europea ha annunciato il 10 gennaio di aver aperto un'indagine approfondita sugli accordi fiscali tra Nike e Paesi Bassi. Il braccio esecutivo dell'UE vuole verificare se le agevolazioni fiscali stabilite tra Paesi Bassi e Nike abbiano ridotto indebitamente la base imponibile della società (quella su cui si pagano imposte e contributi) dandole un vantaggio fiscale rispetto ai concorrenti. Questo violerebbe le norme UE sugli aiuti di Stato alle società.

Il caso di Nike segue altre indagini, condotte dal 2013 dal corpo esecutivo dell’Unione europea sugli schemi fiscali di Belgio, Gibilterra, Lussemburgo, Irlanda e Paesi Bassi. In seguito alle indagini, ai Paesi è stato ordinato di recuperare le tasse dai beneficiari di tali schemi, tra cui Amazon, Apple, Starbucks e Fiat.

L’ente della Commissione europea che si occupa di concorrenza intende ora scoprire se i Paesi Bassi hanno riservato a Nike un simile trattamento di favore. Cinque tax ruling (una sorta di intesa in materia fiscale), emessi tra il 2006 e il 2015, avrebbero concesso alla multinazionale di abbigliamento sportivo di creare delle strutture che le avrebbero permesso di pagare meno tasse del dovuto. 

Cosa fa Nike in Olanda? 

Le società Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV si occupano di commercializzare e registrare le vendite di prodotti della marca in Europa, Medio Oriente e Africa. Per fare ciò, queste società hanno acquistato i diritti di proprietà intellettuale che permettono loro di distribuire i prodotti della marca sportiva.

Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV hanno ottenuto questi diritti versando delle royalties, deducibili dalle tasse, a altre due società del gruppo Nike e Converse basate in Olanda ma trasparenti ai fini fiscali, cioè non tassabili.

 

Perché la Commissione ha aperto un’indagine?  

  • Queste due società del gruppo Nike, che ricevono il pagamento delle royalties, non avrebbero, secondo le analisi preliminari della Commissione, alcun dipendente né attività economica. Si potrebbe dunque sospettare che siano solamente adibite a ricevere i pagamenti delle royalties, beneficiando del loro statuto di trasparenza fiscale.
  • Pare che il costo del brevetto sia più elevato di quello che due società concorderebbero negoziando secondo le regole del mercato. Decidere di pagare più caro la proprietà intellettuale potrebbe essere una tecnica delle società di distribuzione dei prodotti Nike e Converse, che permetterebbe loro di ridurre il reddito imponibile. Questa cifra elevata non andrebbe a pesare nemmeno sulle società del gruppo che ricevono le royalties, perché trasparenti a livello fiscale, dunque non tenute a pagare tasse in Olanda.

 

 

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L'indagine della Commissione verificherà che gli accordi fiscali ad hoc approvati dai Paesi Bassi non abbiano consentito a Nike European Operations Netherlands BV e Converse Netherlands BV di risparmiare tasse indebitamente dal 2006. Se confermato, ciò equivarrebbe a un aiuto di Stato illegale.

La Commissione spinge da anni i governi a restringere la regolamentazione fiscale in risposta alle rivelazione dei cosiddetti LuxLeaks, i Panama e i Paradise Papers, ma alcuni paesi hanno resistito alle direttive europee.

«Gli Stati membri non dovrebbero consentire alle società di creare strutture complesse che riducono indebitamente i loro profitti tassabili e danno loro un vantaggio sleale rispetto alla concorrenza. La Commissione esaminerà attentamente il trattamento fiscale di Nike in Olanda, per valutare se sia in linea con le norme sugli aiuti di Stato», ha affermato la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager.

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