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Come si supera il muro contro muro sulla Tav? La strada maestra è il referendum

12 Gennaio 2019 - 13:59 Enrico Mentana

Un mese fa, di fronte alla ormai evidente contrapposizione tra i favorevoli e i contrari al completamento della Tav, un muro contro muro tra tesi inconciliabili, avanzai su Facebook l'ipotesi di sottoporre a un referendum la scelta. Una consultazione regionale in Piemonte, o nazionale. Furono in molti a rispondermi di no, con accenti anche sprezzanti, contro l'idea di affidare una scelta così importante e complessa a una massa indifferenziata e incapace di cogliere gli aspetti reali e complessi della questione. Il fatto è che a molti la democrazia fa schifo, ma non hanno il coraggio di dirlo apertamente. Inutile aggiungere che i contrari al referendum per questo motivo diciamo così "elitario" appartenevano a entrambi gli schieramenti.

Resto della mia idea, e anzi lo sono ancora di più oggi, dopo aver sentito gli argomenti del professor Ponti, che ha consegnato al governo la relazione commissionata dal ministero con l'analisi costi/benefici dell'opera, e aver visto la nuova manifestazione Sì Tav stamattina a Torino. Ci sono due idee opposte, che sono rappresentate nel paese, nella comunità piemontese, nel mondo politico e nello stesso governo. So benissimo che la nostra è una democrazia rappresentativa, ma so anche che la delega agli eletti non sempre porta automaticamente alla rappresentazione nelle scelte: ne è prova il fatto che l'attuale governo non nasce dalle promesse elettorali di schieramento,  e infatti le due forze che lo compongono la pensano in modo opposto su molte questioni, e soprattutto sulla Tav.

E poi, la vita di questa nostra nazione è stata scandita da grandi scelte referendarie, monarchia o repubblica, divorzio, aborto, nucleare, riforma istituzionale. Sono stati tutti passaggi decisivi, nodi tagliati col ricorso al popolo sovrano. All'idea di popolo fanno volta a volta riferimento tutti, quando viene comodo. Questa volta è utile per tutti, e per evitare le solite, immancabili dietrologie del giorno dopo, in caso di scelte governative non condivise, «ha vinto la lobby delle costruzioni», «ha vinto la setta antimoderna». Con il risultato di un referendum vince sempre la democrazia, e si cementa la fiducia dei cittadini nello stato, comunque vada a finire.

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