Rigopiano, due anni dopo: a che punto è l’inchiesta

Accuse di omicidio e lesioni colpose, abuso edilizio e falso ideologico per 24 indagati. Aperta anche un’inchiesta sul prefetto Francesco Provolo

Nevica tanto in Abruzzo, la regione è in piena emergenza maltempo. All’hotel Rigopiano di Farindola il 18 gennaio del 2017 ci sono 40 persone, siamo in piena stagione sciistica. Una valanga si stacca e colpisce il resort: 29 muoiono sul colpo. Da allora sono passatidue anni e ventidue mesi di indagini, chiuse dalla procura lo scorso dicembre. Gli indagati sono 24,accusati a vario titolo di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, falso ideologico, abuso edilizio, omissione d’atti d’ufficio e abuso in atti d’ufficio: tra questi c’è anche l’exPrefetto di Pescara Francesco Provolo (poi trasferito al Viminale, come direttore ufficio ispettivo presso il dipartimento dei vigili del fuoco), il presidente della provincia Antonio di Marco, il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta e il gestore dell’albergo Bruno Di Tommaso, più altri funzionari e dirigenti.


L’inchiesta per depistaggio

Le indagini dei carabinieri hanno tentato subito di chiarire cosa avesse bloccato l’arrivo tempestivo dei soccorsi. E da qui è nato un secondo filone d’inchiesta in cui 7 funzionari della Prefettura, tra cui l’ex prefetto Francesco Provolo, sono accusati di depistaggio e frode in processo penale: gli inquirenti sospettano che abbiano tentato di occultare le richieste d’aiuto che arrivarono dall’hotel il giorno della tragedia. Quel giorno gli ospiti erano rimasti intrappolati dalla neve e chiedevano che le strade venissero liberate per poter lasciare Rigopiano. L’hotel rimase però isolato fino alla mattina del 19, un giorno dopo la valanga. Quello delle segnalazioni resta il nodo più difficile da sciogliere. Secondo Repubblica, durante gli interrogatori il vice coordinatore della sala operativa della Protezione Civile avrebbe detto di non essere a conoscenza di segnalazioni arrivate dall’hotel Rigopiano il giorno della tragedia, mentre un’altra funzionaria della Prefettura avrebbe negato l’esistenza dei brogliacci dove venivano annotate le emergenze. Entrambi avrebbero smentito le loro stesse dichiarazioni, rese in occasioni precedenti. Provolo è accusato anche di aver aperto la sala operativa della prefettura e del Centro di coordinamento dei Soccorsi con due giorni di ritardo rispetto a quanto aveva dichiarato alla Presidenza del consiglio e al ministero dell’Interno. Il 16 gennaio l’ex prefetto aveva comunicato di aver apertola sala a seguito del forte maltempo. In realtà, secondo gli inquirenti,i due centri per la gestione dell’emergenza furono aperti soltanto 4 ore prima della valanga del 18 gennaio.