Sei milioni di ebrei: la cifra tonda che non piace ai nagazionisti della Shoah

La cifra che mette d’accordo gli storici, è invece considerata gonfiata dai alcuni “ricercatori indipendenti” a scopo di propaganda politica. Ma la verità storica continua a smentire le illazioni 

Sul quotidiano israeliano Haaretz viene analizzata la cifra tonda attribuita al numero di ebrei uccisi durante la Shoah, il periodo di persecuzione e sterminio a cui venne sottoposta la popolazione ebraica europea durante il regime nazista, acuitasi in particolar modo a partire dal 1942 con l’incremento delle deportazioni nei lager. A questi vanno aggiunti gli altri indesiderati dal regime, come zingari, omosessuali, disabili e prigionieri politici.

Da dove viene questa cifra?

La domanda purtroppo se la sono posta in senso retorico anche diversi “ricercatori indipendenti” che hanno cercato per anni di negare totalmente l’Olocausto degli ebrei, oppure hanno ripiegato su un ridimensionamento dei numeri delle persone coinvolte, sostenendo che la quantità di ebrei in Europa in quell’epoca non fosse sufficiente per parlare di quella cifra.

Il primo a menzionare questo numero si ritiene sia stato il dottor Wilhelm Hoettl, ufficiale della Germania nazista che fu anche un testimone chiave durante i processi di Norimberga ai criminali di guerra che servirono Hitler. Ma, con buona pace dei negazionisti, non si tratta di una affermazione che si sarebbe poi affermata convenzionalmente tra gli storici come verità. Esistono dei documenti che tutt’oggi gli studiosi possono esaminare.

Chiaramente, come tutti gli esperti concordano, non ci sarà mai una cifra precisa che stabilisca una volta per tutte il numero esatto di ebrei uccisi. “Sei milioni” resta tuttavia la stima più probabile, ed eventuali aggiustamenti difficilmente sarebbero per difetto, dunque non sminuirebbero la portata del crimine.

La vasta documentazione sulla Shoah

Al di là della cifra esatta, il focus dei detrattori resta quello di negare l’Olocausto in sé o di sminuirlo. Uno degli autori di maggior successo in questo frangente è stato senza dubbio Robert Faurisson. Secondo l’accademico francese morto nell’ottobre scorso, le camere a gas sarebbero una costruzione storica: la Shoa avrebbe interessato invece non più di 500 mila vittime, non a seguito di un piano di sterminio ma per le circostanze del conflitto mondiale in atto.

Le stime sulla popolazione ebraica all’epoca le abbiamo anche a causa del meticoloso lavoro di un criminale nazista, Adolf Eichman. Alla conferenza di Wannsee tenutasi nel gennaio 1942 per pianificare lo sterminio, ci si prefisse l’obiettivo di sterminare almeno 11 dei 12 milioni di ebrei presenti nei territori del Terzo Reich.

Eichman viene citato dallo stesso Hoettl come fonte:

«Eichmann … mi disse che, secondo le sue informazioni, circa 6.000.000 di ebrei erano morti fino a quel momento – 4.000.000 nei campi di sterminio e i rimanenti 2.000.000 sparati dalle unità operative e altre cause, come le malattie, ecc».

Per approfondire il tema

Esistono vasti archivi sulla Shoah, tra questi quelli dei lager, i resti degli oggetti sequestrati ai prigionieri: tra questi tonnellate di denti d’oro. L’archivio di Bad Arolsen in Germania ospita la più vasta raccolta di dati sullo sterminio e ha digitalizzato e reso disponibili gli archivi sulla Shoah. Si tratta di registri raccolti dagli armadi degli ospedali, della Gestapo e delle SS.

Non ci sarebbero tracce di Zyklon-b nelle camere a gas

I negazionisti puntano anche a negare l’uso stesso del gas per sterminare gli internati nei lager. Il caso più emblematico si registrò durante il processo in Canada al neonazista Ernst Zuendel il quale assunse un “perito forense” allo scopo di analizzare dei campioni nelle pareti della camere a gas di Auschwitz, si trattava di Fred Leuchter.

Leuchter non aveva alcuna competenza in merito, come si scoprì molto presto. Nel 1988 fece dei sopralluoghi non autorizzati in cui raccolse 32 campioni dalle pareti del forno 2, facendoli poi analizzare in un laboratorio del Massachussetts. Certamente i risultati furono negativi: non c’era traccia di gas.

Come si spiega? Molto semplicemente, come spiegò durante il processo il perito James Roth che analizzò i campioni: per quel genere di verifiche si devono raccogliere campioni superficiali, dell’ordine di 10 micron.

Leuchter, invece, fece dei carotaggi maldestri di grandezza ben maggiore, ragione per cui in fase di analisi le tracce sarebbero risultate troppo diluite, quindi impossibili da accertare.

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