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Cosa succede dopo il voto in Abruzzo

11 Febbraio 2019 - 13:12 Francesca Martelli
Il centrodestra sfonda ma il governo Conte resiste. I 5 Stelle perdono un terzo dei voti rispetto al 4 marzo e provano a elaborare la sconfitta. Nel pomeriggio Matteo Salvini andrà a L'Aquila

Tutti – a cominciare dal trionfatore Salvini – ora assicurano: per il governo non cambia nulla nonostante i rapporti di forza rovesciati tra gli alleati di governo in Abruzzo. Ma sarà davvero così? La Lega ha scippato il titolo di primo partito nella regione ai 5 Stelle, passati dai 300mila voti (39%) delle elezioni politiche ai 109mila delle Regionali (19%).

E gongola, con il ministro dell'Interno che nega di volere nuovi ministeri e a proposito dell'ennesimo vertice in programma a Palazzo Chigi dice: «Se posso mi vedrò con Luigi Di Maio e Conte». Non prima di un comizio pomeridiano a L'Aquila per ringraziare gli elettori.

Il centrodestra si scopre più forte, con il Carroccio che ha raddoppiato i risultati del 2018 seguito da Forza Italia e da Fratelli d'Italia, a cui appartiene il neo presidente Marco Marsilio. Il partito di Giorgia Meloni (che con il 6,6% raggiunto parla di «giornata storica») si candida così a stampella di Salvini nel caso di una possibile crisi di governo che punta però ad arrivare almeno fino alle Europee.

L'Abruzzo non è l'Italia, ma nelle ultime settimane un po' è sembrato così visto il presenzialismo di Matteo Salvini e del duo Di Maio-Di Battista impegnati in un'incessante campagna elettorale in cui hanno parlato di tutto (reddito di cittadinanza, autorizzazione a procedere, Europee) tranne che di Abruzzo.

Lo stesso copione rischia di ripetersi per le elezioni in Sardegna, Piemonte e Basilicata. Saranno tre mesi di logoramento continuo tra Lega e M5S, avversari a Bruxelles, mentre si ipotizza una revisione del contratto di governo appena dopo il voto di maggio.

I leader del Movimento 5 Stelle restano stranamente in silenzio. A parlare è solo la candidata M5S Sara Marcozzi, sconfitta una seconda volta dopo le Regionali del 2014. Quelle in cui la Lega non si era nemmeno presentata. «Non è la sconfitta del M5s ma della democrazia. Noi abbiamo tenuto rispetto alle precedenti regionali, altri hanno fatto grandi ammucchiate come hanno potuto vedere gli abruzzesi», dice Marcozzi.

Di ammucchiata aveva parlato Di Maio nei mesi precedenti la formazione del governo: «Vedo che la Lega ha promesso il cambiamento, ma preferisce tenersi stretto Berlusconi e condannarsi all'irrilevanza». Dieci mesi dopo quella dichiarazione, la smentita è arrivata dall'Abruzzo.

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