Le persone più efficienti degli algoritmi: il lavoro di matchmaker delle app di incontri

Crescono gli utenti sulle applicazioni per le relazioni sentimentali e arrivano i “cupidi digitali”: le figure professionali dedicate alla creazione di coppie durature

Nel moderno e labirintico mondo delle app, quelle dedicate al dating hanno ormai rotto il soffitto di cristallo che fino a pochi anni fa le separava dalle sorelle considerate socialmente più accettabili. E insieme alla loro credibilità, dimostrata dal boom di utenti e iscrizioni, è cresciuto anche il potenziale di business: al momento in Italia sono iscritti circa nove milioni di utenti, a fronte di un mercato che, solo negli Stati Uniti, si aggira attorno ai 4,6 miliardi di dollari. Secondo uno studio universitario di Philipp Hergovich e Josué Ortega, una coppia su tre si forma su internet.


Come per tutti i servizi online (compresi i social network se si considerano le sponsorizzazioni), il risultato è assicurato solo con il passaggio alla versione premium, cioè a pagamento, che garantisce un lavoro di fino: quello dei matchmaker, i “cupido” dell’era digitale nati proprio grazie al diffondersi delle app di dating e pronti a riprendersi quello che gli algoritmi gli avevano tolto. «Le persone non vogliono migliaia di match (il termine tecnico per indicare le compatibilità dei profili, ndr)», ha detto Amy Van Doran al New York Post, la CEO dei Modern Love Club e lei stessa matchmaker. «Vogliono un paio di esperienze estremamente centrate con esseri umani incredibili nei quali possano ritrovare i loro stessi valori».


Le persone più efficienti degli algoritmi: il lavoro di matchmaker delle app di incontri foto 2

Sebbene la diceria dell’Italia provinciale che non riesce a superare i suoi tabù sia dura a morire (e in effetti il rapporto di utilizzo uomo-donna è fortemente sbilanciato verso i primi), secondo un sondaggio di Ogury, la startup del mobile data, è ormai possibile tracciare una cartina delle preferenze italiane in abito di app. Si va da Badoo a Lovoo, passando per Tinder, Once e Happn, l’applicazione che permette di rintracciare tutte le persone (iscritte) incontrate durante la giornata. Tutte hanno in comune l’iscrizione gratuita, necessaria alle aziende per ampliare il bacino d’utenza che attesti la convenienza dell’iscrizione, e l’eventuale opzione premium. Ma l’utilità del pagamento si manifesta subito: su Badoo, ad esempio, è fondamentale acquistare crediti per scalare la piramide di gradibilità, così da rientrare nel circolo privilegiato di profili ambiti.

Le persone più efficienti degli algoritmi: il lavoro di matchmaker delle app di incontri foto 1

La sezione lavora con noi di Once

«Niente mi rende più entusiasta di quel momento in cui ho l’ispirazione per la combinazione di due profili e poi, un anno dopo, vedo le foto del loro matrimonio», ha aggiunto Van Doran. Il funzionamento di Once è perfettamente in linea con le idee di Van Doran. Nella versione gratuita, l’app propone un solo match giornaliero, trovato da uno specialista demiurgo dell’amore, risparmiando la fatica dell’utente che non deve più prendersi i rischi di incontri disastrosi. In quella premium, a 20 euro mensili, è possibile riceverne fino a tre ogni giorno.

L’empatia sembra essere la skill necessaria per divenire cupidi del terzo millennio. Ma come si fa ad affinare l’abilità? A New York c’è il Matchmaking Institute, un istituto fondato nel 2003 da Lisa Clampitt, il primo nella storia a offrire una preparazione specifica per la combinazione di relazioni. L’appeal del mestiere è notevole, sia per gli aspiranti matchmaker che per le aziende nel campo degli incontri.

https://twitter.com/statuses/1045720081576144896

Anche in Italia, gli specialisti degli incontri che lavorano per una maggiore qualità dei match online stanno pian piano guadagnando postazioni sugli algoritmi. Il mercato nazionale non è ancora ai livelli di quello americano – complici anche i numeri inferiori di popolazione – ma il potenziale in crescita è notevole. Anche qui, quello che serve è l’intuito: secondo il parere di Once Italia, la chiave per la riuscita è «l’intuito» e la miglior palestra non è tanto l’educazione accademica ma «la vita reale».