In Evidenza ENISiriaUSA
SCIENZE E INNOVAZIONEAidsRicerca scientificaVaccini

Non esiste un vaccino contro l’Hiv, ma una terapia vaccinale per imbrigliarlo

13 Febbraio 2019 - 17:05 Juanne Pili
Alcuni titoli un po' sensazionalisti hanno portato alcuni lettori a pensare che sia stato scoperto in Italia il vaccino contro il virus dell'Aids. In realtà qualcosa di vero c'è: una nuova terapia vaccinale si è infatti dimostrata efficace nel tenere sotto controllo il virus

Un vaccino sperimentato in Italia condotto in otto diverse cliniche promette di aiutare le terapie esistenti contro l’Hiv a ridurre la carica del virus, si tratta di un nuovo passo avanti nella lunga strada per sconfiggerlo. La vaccinoterapia studiata da un team capitanato da Barbara Ensoli del Centro nazionale per la ricerca su HIV/AIDS , si basa sul prendere di mira una proteina chiamata «Tat», viene codificata da un gene del virus e gioca un ruolo importante nel modo in cui l’ Hiv riesce intensificare la sua proliferazione nell’organismo, così è divenuta uno dei principali bersagli nella ricerca di terapie in supporto della «cART».

Cos’è la cART?

La «cART» (Combination antiretroviral therapy) fa riferimento ad un insieme di farmaci combinati assieme, allo scopo di tenere imbrigliata l’azione dell’Hiv, permettendo oggi a chi ne è affetto di avere una prospettiva di vita molto più lunga rispetto al passato. In sostanza la cART è in grado di contrastare la replicazione del virus, prevenendo tutte le complicazioni che ne deriverebbero: portando un paziente dall’essere sieropositivo a sviluppare l’Aids vera e propria. La sua efficacia è vincolata da due soli ostacoli: l’impossibilità al momento di sconfiggere del tutto l’Hiv e la necessità di diagnosi tempestive.

Verso la sconfitta del virus

I risultati della recente sperimentazione sono stati pubblicati su Frontiers in immunology. Studi clinici di «seconda fase» condotti in Italia e Sudafrica hanno dimostrato inoltre che la vaccinazione Tat – applicata alla cART – promuove il lavoro delle difese immunitarie contro il virus. Questi risultati sono arrivati dopo otto anni di lavoro, con esiti promettenti per almeno il 59% (92 su 155) dei pazienti scelti come volontari. Un punto interessante degli studi condotti sulla Tat è che risulta efficace indipendentemente dalle condizioni immunologiche individuali di partenza. Abbiamo quindi un ripristino progressivo delle difese dei pazienti affetti da Hiv, con un ulteriore miglioramento della loro condizione di vita.

Continua a leggere su Open

Leggi anche:

Articoli di SCIENZE E INNOVAZIONE più letti