Una nuova crepa sembra aprirsi fra gli alleati di governo, ma questa volta la minaccia arriva dall’esterno. La previsione di divorzio nel governo viene infatti dalla società di rating Moody’s che, attraverso le parole dell’analista sull’Italia Kathrin Muehlbronner, profetizza: «Vediamo un significativo rischio di elezioni anticipate probabilmente dopo le elezioni europee. Difficile dire quale sarà il governo».
Muehlbronner, in occasione della Credit Trends Conference di Moody’s, manifesta dubbi sulla coesione interna alla maggioranza che si trova in una situazione «poco chiara e il rischio politico è difficile da “prezzare'” Potrebbe esserci necessità di una nuova coalizione con una ulteriore incertezza politica».
Nello stesso intervento l’analista ha avanzato forti perplessità sulla tenuta della crescita del nostro Pil: «Avevamo una stima dell’1,3% sulla crescita del Pil italiano. Quest’anno sarà sicuramente sotto l’1%, probabilmente un valore tra 0 e 0,5%». Relativamente al rating di Moody’s sull’Italia, Muehlbronner ha chiarito: «abbiamo un outlook stabile, copre un arco di 12-18 mesi e non vediamo cambiamenti».
Per Moody’s però, in merito all’operato del governo ci sono anche aspetti positivi, tra cui il piano di investimenti pubblici e la semplificazione fiscale proposta dalla Lega. La riforma delle pensioni è invece vista negativamente. Nel programma di governo, secondo l’agenzia statunitense, non c’è nessun elemento che vada a modificare le prospettive per la crescita.
Di più, Moody, rileva «un consistente programma di spesa». D’altro canto l’Italia attualmente non rappresenterebbe un fattore di contagio per gli altri Paesi, contrariamente a quanto accaduto con la crisi del debito del 2011-12.
Dal governo arriva la replica di Roberto Calderoli, vice presidente leghista del Senato che attacca: «L’ennesima “Cassandrata” dei soli poteri forti che da mesi attaccano l’Italia e il governo scelto dal popolo e non dalle elite».
Il senatore continua sullo stesso tenore, smentendo che ci siano pericoli per la tenuta dell’esecutivo: «questo governo durerà per tutta la legislatura e in questi cinque anni realizzerà tutto quello che è stato inserito nel contratto di governo».
L’agenzia di rating nello scorso ottobre Moody’s aveva declassato l’Italia, tagliando il rating da Baa2 a Baa3 con outlook stabile per debito elevato. La decisione del downgrade dell’agenzia, che concludeva la revisione avviata nel maggio del 2018, poneva l’Italia un gradino sopra il livello dei titoli cosiddetti ‘spazzatura’.
Due i fattori che hanno concorso al declassamento: la manovra del governo gialloverde, che puntava a un decifit di bilancio più elevato nei prossimi anni e il rapporto debito pubblico/pil che secondo i tecnici dell’agenzia non sarebbe sceso nei prossimi anni sotto il 130%, contrariamente alle ipotesi previste di riduzione.
Il vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio aveva accolto l’outlook «con un grande sorriso». Aveva poi chiarito che il responso non arrivava inaspettato, ma che nell’analisi si potevano trovare anche trend positivi come ad esempio la solidità del risparmio degli italiani.
Anche Matteo Salvini si era mostrato ottimista, provando a sdrammatizzare la bocciatura che Moody’s: «L’Italia è un Paese solido», aveva detto, «mi dicono gli esperti che l’importante è che l’outlook sia stabile».