Scioperi, bagagli a mano e Brexit. Ryanair: «Arriva l’estate nera del traffico aereo»

Tra problemi con il personale e liti con l’Antitrust per l’inserimento delle tariffe sul bagaglio a mano, la compagnia low-cost sta vivendo una profonda crisi, che non nasconde. Ne abbiamo parlato con David O’Brien  

Gli scorsi mesi non sono stati una passeggiata per la compagnia di volo low-cost Ryanair, che, durante la stagione estiva 2018, si è vista costretta a cancellare centinaia di voli per gli scioperi del personale. Durante la conferenza stampa di martedì 26 febbraio, indetta per presentare le nuove tratte in programma dall’Italia (55 in tutto, 16 solo da Milano), il capo dell’ufficio di commercio dell’azienda, David O’Brien, ha parlato delle criticità ancora in corso. «Vorremmo poter dire che eviteremo l’estate nera dello scorso anno», ha detto O’Brien. «Ma ci aspettiamo una stagione ancora peggiore».


Scioperi, bagagli a mano e Brexit. Ryanair: «Arriva l'estate nera del traffico aereo» foto 1


Gli scioperi negli aeroporti non sono l’unica problematica della compagnia. Dal 1° novembre 2018, nel pacchetto dei viaggiatori Ryanair non è più previsto il benefit del bagaglio a mano grande gratuito (55×40), soluzione che per anni aveva garantito alla compagnia di essere tra le più competitive a livello europeo. Il modo in cui i sovrapprezzi sono comunicati, però, non ha convinto né la clientela né l’Antitrust.

Quel bagaglio a mano che allerta l’Antitrust (e preoccupa i passeggeri)

Quando la compagnia ha annunciato i cambiamenti tariffari relativi ai bagagli a mano, i clienti si sono agitatati non poco. Ma a mobilitarsi è stato anche l’Antitrust, che ha imposto una multa di 3 milioni di euro alla compagnia. Il motivo? Nella tariffa base del biglietto aereo non è incluso immediatamente il costo del bagaglio, che può variare in base alla grandezza ma che resta comunque una spesa obbligatoria.

L’aumento del prezzo sarebbe dunque non trasparente, dato che il costo a fine acquisto risulterà sempre superiore a quello previsto all’inizio. Anche dal punto di vista della competizione, Ryanar si troverebbe in vantaggio grazie al “trucchetto” della scorporazione iniziale del costo.

«La decisione dell’Antitrust manca di logica», ha detto O’Brien nella conferenza stampa. «Il modo in cui ci stiamo muovendo è mirato solo a salvaguardare la possibilità per i passeggero di compiere una scelta, sempre con dei prezzi bassissimi. Non devo dirvi io quanto spendereste con Alitalia per un bagaglio delle stesse dimensioni».

«France always strikes». Gli scioperi europei contro con Ryanair

Nell’estate 2019, la questione degli scioperi potrà verificarsi di nuovo, e i Paesi maggiormente coinvolti potrebbero essere prorpio il Regno Unito, la Germania e la Francia. «Per qualche ragione gli aeroporti si lamentano di non avere abbastanza personale, o magari, nel caso della Francia, di averne troppo», ha spiegato O’Brien senza nascondere l’ironia. «Sappiamo per certo che ci saranno degli scioperi in Germania e in Gran Bretagna, e probabilmente anche in Francia perché, si sa, la Francia è sempre in sciopero».

Mentre con l’Italia le trattative con i sindacati stanno iniziando a dare i suoi frutti (bisognerà vedere quali), il testa a testa con la Francia non sembra volersi placare. «La Francia è così. Durante gli sciopero garantiscono comunque gli atterraggi a Parigi, mentre complicano le partenze verso gli altri Paesi».

Brexit e low-cost: «Potrebbe giovarci»

Lo spettro del no-deal (nessun accordo) si aggira ancora per tutta Europa. In che modo (e quando) la Gran Bretagna ufficializzerà il divorzio con il resto dei Paesi europei è ancora da capire, e per le compagnie aree potrebbe voler dire avviare modifiche da diversi punti di vista. Secondo O’Brien, la questione cruciale è quella della domanda: «In caso di hard Brexit – ha spiegato – sarà un disastro per l’economia britannica. Dal nostro punto di vista vorrà dire che le persone viaggeranno meno. Ma, anche se preferiremmo non dover proprio parlare di Brexit, per le compagne low cost potrebbe significare un aumento delle entrate».

«Alcuni problemi laterali li stiamo già risolvendo», ha detto ancora O’Brien, «come la questione della validità delle licenze dei piloti britannici all’interno degli altri Paesi». «Probabilmente il no-deal provocherà meno disagi a Ryanair che a tutte le altre compagnie, visto che abbiamo un network europeo ampio e solido».

Il capo dell’ufficio di commercio ha ricordato inoltre che da aprile 2019 la compagnia metterà in campo ben 5 aerei Max. Oltre a essere più confortevoli (i posti saranno più larghi di un centimetro), sono anche «gli aerei meno inquinanti al mondo». Ma O’Brien non ha mancato di sottolineare come i governi propongano politiche ambientali senza far nulla per agevolare le tratte dirette che – essendo più corte rispetto a quelle con scali – consentono un’emissione minore di carbonio. «I Paesi prevedono agevolazioni per le compagnie aeree tradizionali (le legacy, ndR) che fanno scalo nelle loro città. Ma così facendo cozzano con gli obiettivi ecologici che dicono di avere».