In Evidenza ENISiriaUSA
POLITICAGiulia SartiInchiesteLuigi Di MaioM5SRimborsopoliTruffe

La lettera che Sarti inviò a Di Maio: «So che le scuse non bastano, c’è solo da vergognarsi»

28 Febbraio 2019 - 12:22 Chiara Piselli
«Il Movimento viene prima di qualsiasi altra cosa per me. È sempre stato così - scrive la parlamentare M5s - Ditemi se devo fare un post o un video per sospendermi o per autoaccusarmi di coglioneria»

Caro Luigi,

ho verificato ora tutti versamenti effettuati dal 2013 a oggi. La situazione è molto grave e io mi scuso per non averla mai controllata prima di oggi.

Comincia così la mail che la parlamentare M5s Giulia Sarti, finita nello scandalo Rimborsopoli durante la campagna elettorale, scrive ai vertici del Movimento per spiegare le ragioni del mancato versamento di oltre 23mila euro. Prima di procedere con l'invio, Sarti condivide il testo via chat con il suo ex compagno Andrea Bogdan Tibusche per avere un suo parere sulla ricostruzione. È il 13 febbraio, due giorni dopo Tibusche sarà denunciato per appropriazione indebita dalla esponente M5s. Accusa per cui la Procura di Rimini ha ora richiesto l'archiviazione.

In serata arriva anche il commento alla di Davide Casaleggio. Quello di Giulia Sarti secondo il figlio del co-fondatore del Movimento 5 Stelle "è un caso personale. Lei farà le sue scelte e il Movimento farà le proprie". Casaleggio lo ha dichiarato a margine della presentazione di un libro a Milano interpellato sulla vicenda della deputata e ormai ex presidente della Commissione Giustizia della Camera coinvolta nel caso dei mancati rimborsi.

Nella prima parte della missiva a Di Maio, Sarti fa l'elenco dei bonifici che mancano all’appello. A suo dire, alcuni di questi risultano cancellati «penso per indisponibilità economica», altri annullati «probabilmente per Iban sbagliato». Ed ecco che Giulia Sarti precisa:

Nessuna notifica mi era arrivata dell’annullamento e io, cogliona, non ho mai controllato se erano andati a buon fine. […] Penso che non siano stati effettuati tutti perché non avevo più soldi nel mio conto corrente. Non ho altri conti e non ho messo da parte nulla in questi anni.

Dunque, la parlamentare M5s scrive il suo mea culpa e assicura che tutti gli ammanchi verranno versati il prima possibile e che chiederà aiuto ai suoi. Poi passa a parlare delle responsabilità politiche poiché teme di ricevere «lo stesso trattamento di Cecconi e Martelli», allontanati dal Movimento per i mancati rimborsi.

È chiaro che li verserò immediatamente ma questa omissione per mancanza totale di controllo da parte mia sull’esito dei bonifici dopo il versamento la considero una palese violazione delle nostre regole e soprattutto un enorme problema per il lavoro porta portato avanti dal 2007 fino a oggi, solo per il nostro Movimento. Affronto tutto quello che c’è da affrontare. Dopo quello che mi è successo nel 2013 con le mie foto private scaricate postate ovunque da più di 3000 utenti, sono abituata alla gogna mediatica.

Infine, le conclusioni, ricche di scuse e mea culpa, ma anche di dimostrazioni di totale fedeltà al M5s:

Il Movimento viene prima di qualsiasi altra cosa per me. È sempre stato così. Ditemi se devo fare un post, un video o altro per sospendermi o per autoaccusarmi di coglioneria. Vi chiedo scusa anche se so che le scuse non basteranno mai e c’è solo da vergognarsi.

Articoli di POLITICA più letti