La svolta ecologica del Festival di Glastonbury: vietate le bottiglie di plastica

Gli organizzatori hanno deciso di lanciare una sfida all’intera industria dei festival: fare della sostenibilità, e non solo del rock, un nuovo credo 

Ogni anno l'ultimo weekend di giugno vicino a Glastonbury, nella contea di Somerset in Inghilterra, si svolge un festival che ha fatto la storia della musica. L'esordio è stato nel 1970 (il primo festival ha avuto luogo il giorno dopo la morte di Jimi Hendrix) e da allora ogni anno sul palco del festival hanno suonato leggende del calibro di David Bowie, Radiohead passando per gli Oasis e gli U2. Persino il Dalai Lama ha partecipato al festival (anche se non come cantante).


Più recentemente il rock è stato rimpiazzato da altri generi musicali, ma le abitudini del pubblico sono rimaste le stesse. Ogni anno i prati di Glastonbury si trasformano in una distesa di rifiuti di plastica: bottiglie, piatti, bicchieri. Un problema estetico, d'igiene e di sicurezza ma soprattutto ambientale. Quest'anno gli organizzatori hanno deciso di lanciare un segnale ai visitatori ma anche agli organizzatori di altri festival: niente più bottiglie di plastica mono-uso.


Nel 2017 i visitatori ne hanno lasciate più di un milione. A giugno, al posto delle bottiglie di plastica, le bibite (compresa l'acqua) saranno vendute soltanto in contenitori riciclabili e sarà aumentato il numero di chioschi dove i visitatori potranno riempire le loro bottiglie. In passato il festival aveva anche vietato l'uso di posate e piatti di plastica, arrivando addirittura a produrre i famosi braccialetti d'ingresso in cotone. La nuova mossa ha due obiettivi: ridurre il degrado e alleggerire i lavoro degli organizzatori, che lo scorso anno hanno lavorato due settimane consecutive per pulire.

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