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Voto elettronico e blockchain: domande e risposte da Villaggio Rousseau sulla futura piattaforma

09 Marzo 2019 - 21:47 David Puente
È partita oggi la due giorni a Milano. Si è parlato di innovazione, di voto elettronico e blockchain, ma per ottenere risposta a qualche domanda tecnica è stato veramente difficile

Nella prima giornata di Villaggio Rousseau a Milano, alla Fondazione Stelline – luogo a dir poco azzeccato – l’Associazione Rousseau e i suoi rappresentanti annunciano il ritiro della denuncia nei confronti del white hat Evariste Galois, colpevole solo di aver voluto aiutare a risolvere i problemi di una piattaforma di fatto vulnerabile.

In quei giorni era intervenuto anche un black hat, R0gue_0, che dimostrò di poter accedere a ogni dato della piattaforma, pubblicandone parte online o mettendola in vendita. Un passo in avanti doveroso, per una situazione che si poteva assolutamente evitare, verso una comunità che oggi diventa importante per il suo nuovo progetto.

Per gli sviluppatori era stato proposto un Hackathon di 27 ore a partire dalle 12 del 9 marzo con l’obiettivo di ideare soluzioni utili e innovative per la futura piattaforma di voto Rousseau. Ne aveva parlato anche Davide Casaleggio in sala Manzoni, un evento che doveva iniziare proprio in quei momenti ma di fatto vuoto.

I banchetti destinati all’incontro degli sviluppatori erano deserti e lo staff attendeva che arrivasse qualcuno per partecipare. Siccome dovevano comunque proseguire con l’illustrazione del progetto, ho chiesto loro di poter fare qualche domanda durante l’attesa, ma un responsabile presente sul posto ha impedito ai ragazzi di darmi risposta perché, a suo dire, «non titolati a parlare a nome dell’associazione Rousseau».

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Davide Casaleggio (C), con Max Bugani (D) ed Enrica Sabatini, protagonisti dell’incontro di apertura. Foto della precedente edizione di Villaggio Rousseau.

Intercetto Massimo Bugani dell’Associazione Rousseau e gli faccio subito una domanda tecnica, nella speranza che potesse rispondermi, Invece, ha preferito non rispondere in quanto aveva timore di dirmi cose sbagliate non ritenendosi un esperto delle parti tecniche della piattaforma.

A quel punto era difficile trovare qualcuno che, in un luogo in cui si parla di futuro e innovazione digitale, mi rispondesse a tre domande sul voto elettronico e il blockchain. Per fortuna due responsabili dei rapporti con la stampa hanno cercato di darmi una mano e, qualche ora dopo, ho avuto l’occasione di dialogare a quattro occhi con chi parla la mia stessa lingua.

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L’invito su Il Blog delle Stelle per partecipare all’Hackathon.

Me lo presentano come il responsabile dell’Hackathon, un giovane informatico che lavora all’associazione Rousseau, molto disponibile, con il quale faccio una lunga discussione mentre nel frattempo inizia ad arrivare qualcuno interessato all’evento.

Mi dice che l’Hackathon si poteva svolgere anche online e gli iscritti si tenevano in contatto tramite un gruppo Telegram, mentre per il codice che doveva essere mostrato e spiegato in pubblico, mi riferisce che era già online e consultabile da chiuque sulla piattaforma GitHub (link).

Attenzione però, si tratta del codice iniziale dal quale dovranno nascere tutte le idee e gli sviluppi della futura piattaforma Rousseau. In pratica, ci troviamo di fronte a una fase puramente embrionale, nulla di sicuro.

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Il codice fornito dall’associazione Rousseau su GitHub in vista dell’Hackathon.

Le domande erano semplici. Per prima cosa volevo sapere se si sarebbe optato per una blockchain permissionless o permissioned. Per i non addetti ai lavori e raccontandola facile, la prima modalità è di tipo pubblico mentre nella seconda i validatori dei blocchi nelle blockchain sono controllati dai possessori della rete. Sintetizzato ulteriormente, se l’associazione Rousseau deciderà per la modalità privata non sarà altro che qualcosa di simile a un database. La risposta? «Non è ancora stato deciso».

La seconda domanda riguarda sempre la blockchain e la sicurezza del voto. Il problema non è l’inviolabilità del dato registrato, ma come viene registrato. Che cosa ci garantisce che, dopo aver digitato il bottone, la nostra preferenza venga registrata in maniera corretta? Il codice potrà anche essere open source, ma dovrei essere sicuro che lo stesso codice sia presente nel sistema. Di fatto, vorrebbero diventare sempre più open source, a quanto mi dice il dipendente dell’associazione. Un cambio di rotta rispetto al passato, ma al momento rimane tutto fermo perché deve essere ancora sviluppata la piattaforma e dunque molte decisioni devono essere ancora prese. Trattandosi di uno stato embrionale, è comprensibile.

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Il corridoio dove si doveva tenere l’Hackathon dalle 12 del 9 marzo. Qualche ora dopo si era presentato qualche partecipante.

Il voto elettronico però non risolve alcuni aspetti del voto tradizionale. Prendiamo il caso delle primarie del Partito Democratico e dell’inchiesta di Fanpage in cui sono state girate immagini – acquisite di nascosto – sul voto controllato. Attraverso il voto elettronico nessuno potrebbe scoprire episodi di questo genere. Ci si potrebbe organizzarsi online tramite i dark social come Whatsapp o altre chat crittografate dove i messaggi vengono eliminati dopo qualche minuto dalla memoria del cellulare. Questo problema si potrebbe ripetere non solo per un voto interno a un partito, che sia Partito Democratico o Movimento 5 Stelle, ma soprattutto a livello nazionale se venisse applicato il voto elettronico. Una problematica alla quale non è possibile rispondere tecnicamente ma il giovane programmatore è dell’opinione che risulti più facile operare in malafede attraverso le vecchie modalità piuttosto che tramite le nuove tecnologie.

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Il tema rimane quello del voto elettronico. Di fatto, al giorno d’oggi, è difficile falsare un voto nazionale tenendo conto che ai seggi c’è tutta quella serie di persone che tengono sotto controllo la situazione, dai responsabili del seggio alle autorità competenti.

Molti occhi appartenenti a diverse realtà che garantiscono in qualche modo la verifica del voto da più parti nell’interesse di tutti. Può capitare che il voto di un piccolo seggio, ridotto al controllo di poche persone, possa essere manipolato, ma rimangono comunque piccoli numeri.

Il voto elettronico non ha tutti questi controllori, verrebbero drasticamente ridotti all’interno del ministero o del soggetto competente e senza che i comuni cittadini possano vigilare sul loro stesso voto. Per il ragazzo è un argomento interessante e da tenere in considerazione, ma per il momento devono ancora pensare al loro lavoro e a quello della nuova piattaforma.

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Uno dei prodotti della società Smartmatic che martedì interverrà a Palazzo Montecitorio per parlare di voto elettronico.

A questo punto, faccio un’ulteriore domanda, piuttosto delicata. Alle Quirinarie e per il voto dello Statuto c’era una società terza (Dnv) che certificava il voto, un ente terzo competente nell’ambito informatico. Dopo quei due episodi non ci sono stati annunci da parte del Movimento in merito a organi di controllo terzi che garantiscano la regolarità del voto, mentre il dipendente dell’associazione mi spiega che dovrebbe esserci la certificazione di un notaio.

Gli faccio presente che per questo tipo di attività ci vorrebbe quantomeno un’analisi effettuata da un esperto affinché un notaio certifichi, ottenendo come risposta che probabilmente quest’ultimo viene aiutato da un tecnico. Lì per lì non andiamo oltre, anche perché altre persone che volevano farli domande in merito all’Hackathon.

Ma poco dopo lo ritrovo insieme a Vincenzo Di Nicola, Co-CEO di Conio che ha supervisionato il progetto, con il quale approfitto per scambiare due parole e per ricapitolare alcuni punti del nostro incontro, in particolare sulla possibilità per altre persone di iscriversi all’Hackathon in serata, una possibilità inizialmente sostenuta e poi di fatto impraticabile visto che il form di iscrizione è stato chiuso.

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Il post Facebook di Vincenzo Di Nicola dove si dichiara orgoglioso di aver seguito il progetto.

Diciamocelo, il ritiro della denuncia a Evariste Galois serve soprattutto a riappacificare l’associazione con la comunità informatica, soprattutto degli hacker, perché in qualche modo hanno bisogno di loro per sviluppare al meglio le funzionalità destinate alla nuova piattaforma. Non c’è nulla di definito in merito a una blockchain pubblica o privata, ma si auspica un cambio di rotta significativo rispetto al passato. Staremo a vedere, ma ci vorrà ancora tanto tempo.

Questo fine settimana al Villaggio Rousseau si parla di innovazione, blockchain e voto elettronico, un’apripista al prossimo evento organizzato dal Movimento 5 Stelle per martedì 12 marzo a Roma, nella sala Aldo Moro di Palazzo Montecitorio, intitolato «E-vota! Verso il voto elettronico, per l’innovazione democratica», dove saranno previste le simulazioni di voto promosse da Smartmatic e Oracle.

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