Otto italiani tra le vittime del Boeing precipitato: tra loro una 30enne romana che lavorava per l’Onu

Sebastiano Tusa, archeologo e assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia, era sul volo della Ethiopian Airlines che si è schiantato a pochi minuti dalla partenza. A bordo c’erano 157 persone: nessun superstite. Tre vittime facevano volontariato per una onlus bergamasca, una trentenne romana, invece, lavorava a un programma dell’Onu. Morto anche Paolo Dieci, presidente del consorzio di Ong Link 2007

Sono 8 gli italiani morti nello schianto del Boeing 737 della Ethiopian Airlines, precipitato mentre era in volo tra Addis Abeba e Nairobi, in Kenya: tra loro Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale e assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia. Era diretto in Kenya, per un progetto dell’Unesco, dove era già stato nel Natale scorso insieme con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del Museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo. Come ha riportato l’Agi, c’era anche una 30enne romana fra le vittime del Boeing precipitato in Etiopia. La ragazza, che lavorava al World Food Programme dell’Onu, si trovava sull’aereo per partecipare la conferenza sul clima organizzata dalle Nazioni Unite.


L’ufficialità è arrivata dalla Farnesina: «Confermata la presenza di 8 cittadini italiani a bordo del volo Ethiopian Airlines ET302 diretto a Nairobi. L’Unità di Crisi, attivata fin dai primi momenti, rimane in stretto contatto con le famiglie per continuare a prestare loro ogni possibile assistenza». Si trovavano sul volo Rt 302 anche tre volontari della ong Africa Tremila con sede a Bergamo. Si tratta del presidente, il medico Carlo Spini – 75 anni, originario di Sansepolcro (Arezzo) e residente a Pistoia – di sua moglie Gabriella Vigiani, infermiera, e il tesoriere della onlus Matteo Ravasio, bergamasco. 


I tre erano partiti la sera del 9 marzo da Roma e avevano raggiunto Addis Abeba per prendere il collegamento con Nairobi. La loro meta era un ospedale che la onlus sta costruendo in Sud Sudan, dove avrebbero dovuto consegnare le attrezzature mediche, in viaggio su alcuni camion. Secondo l’Agi, tra le vittime italiane dello schianto aereo in Etiopia ci sarebbe Paolo Dieci, presidente di Link 2007, un’associazione di coordinamento consortile che raggruppa alcune tra le più importanti Organizzazioni non governative italiane.

Spini e Viggiani andavano spesso in Africa per occuparsi di progetti della ong. Spini aveva di recente organizzato una colletta a Sansepolcro per reperire fondi con cui aiutare le popolazioni africane. Per anni aveva esercitato la sua professione a Pieve Santo Stefano e, dopo esser andato in pensione, si era dedicato a organizzare attività umanitarie. Secondo l’Ansa, Carlo Spini avrebbe coperto spesso incarichi a scopo umanitario affidatigli dal governo dell’Etiopia. La coppia aveva quattro figli, abitava in Toscana ma trascorreva lunghi periodi dell’anno in Africa.

A bordo dell’aereo c’erano 157 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio: nessuno è sopravvissuto all’impatto. Le cause dell’incidente non sono ancora state chiarite. Quattro passeggeri appartenevano a Ong dirette all’Assemblea delle Nazioni Unite sull’ambiente, in programma nella capitale keniota. Uno di loro lavorava per l’headquarter della Fao. Joyce Msuya, direttrice esecutiva ad interim del Programma dell’ONU per l’ambiente, ha scritto sul suo profilo Twitter un messaggio di cordoglio per le vittime dell’incidente.

Il Ceo della Ethiopian Airlines ha dichiarato che a bordo dell’aereo c’erano 32 kenioti, 18 canadesi, 9 etiopi, 8 italiani, cinesi e americani, 7 cittadini britannici e francesi, sei egiziani, cinque olandesi, 4 indiani e slovacchi, tre austriaci, svedesi e russi, due marocchini, due spagnoli, polacchi e israeliani. L’incidente è avvenuto la mattina del 10 marzo alle 8,44 ora locale, sei minuti dopo il decollo da Addis Abeba.

L’aereo è scomparso dai radar in un’area che dista 48 chilometri dalla capitale etiope. Da quanto si apprende da Sky News, il pilota del volo aveva comunicato difficoltà e chiesto il permesso di tornare indietro subito dopo la partenza. Il premier etiope, Abiy Ahmed, nel comunicare la notizia, ha inviato «le più profonde condoglianze a quanti hanno perso propri cari». Le operazioni di ricerca e soccorso sono ancora in corso.