Mattarella: «L’università non può essere un fenomeno d’élite. Su questo l’Italia è ancora indietro»

Durante l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Cassino, il presidente della Repubblica ha sottolineato anche come l’Italia sia in ritardo per il numero di laureati rispetto alla media europea, e per questo necessiti di una forte spinta da parte delle istituzioni

Sergio Mattarella ha tenuto un lungo discorso in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Cassino, in occasione del quarantennale dalla sua fondazione. «La scelta di quarant’anni fa di far sorgere nel Lazio meridionale e nel Lazio settentrionale due università è stato frutto della consapevolezza che gli studi universitari non possono essere un fenomeno d’élite, ma devono essere il più diffusi possibile nel Paese. Devono avere un contatto ampio, diffuso, profondo con il territorio del nostro Paese».
Il presidente della Repubblica ha sottolineato come tale percorso sia «tutt’altro che compiuto: il nostro Paese è ancora in ritardo nel numero dei laureati rispetto alla media europea e ha bisogno di intensificare questo percorso, che non può mai dirsi raggiunto compiutamente, ma che ha ancora bisogno di una forte spinta da parte delle istituzioni», ha continuato il presidente.


Mattarella: «L'università non può essere un fenomeno d'élite. Su questo l'Italia è ancora indietro» foto 1
Mattarella ha poi ricordato un episodio della cronaca recente legato all’istruzione e all’importanza e al significato dello studio: «Mi avete fatto tornare in mente un episodio drammatico analogo, quello di un ragazzino quattordicenne, poco più di un bambino, che tre anni fa è annegato nel Mediterraneo e nell’atto di recuperare il corpo, gli han trovato cucito addosso nella giacca del suo vestito la pagella scolastica con i suoi voti».



«Questi casi di giovanissimi che attribuiscono alle loro pagella, ai loro risultati scolastici, al loro rendimento scolastico il valore di un passaporto, o anche più di un passaporto, quasi come fosse un accreditamento di credibilità, di serietà, di impegno verso paesi in cui speravano di poter sviluppare la loro vita la loro cultura, il loro benessere, stroncato in questo modo drammatico certamente interroga portamento la nostra coscienza».

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«Io qui lo voglio ricordare perché ha un altro significato ulteriore, ossia che quello dello studio costituisce insieme la spinta e lo strumento per l’apertura, per l’interesse e rispetto verso le culture diverse, verso le altre opinioni, verso l’esperienza di altri. Lo studio costituisce la spinta per l’apertura, per il dialogo, per l’amicizia», ha concluso Mattarella.

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