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Se nel Brasile di Bolsonaro si comincia a sparare nelle scuole

13 Marzo 2019 - 19:52 Redazione
Ci sarebbero almeno 8 morti e 10 feriti nella sparatoria avvenuta a Suzano. Durante la campagna elettorale, il neo-presidente amava farsi fotografare mentre faceva il gesto della pistola. Poco dopo essere stato eletto ha reso molto più facile possedere un'arma da fuoco nel suo Paese 

Questa volta la sparatoria nella scuola non è avvenuta negli Stati Uniti, ma in Brasile. Due adolescenti hanno aperto fuoco in una scuola a Suzano, vicino a São Paulo in Brasile, uccidendo almeno 8 studenti e un impiegato. I feriti sarebbero una decina.

Per il momento i dettagli resi pubblici sono pochi: la sparatoria è avvenuta la mattina quando gli studenti della scuola, circa mille in totale tra elementari e liceo, erano in pausa. A sparare sarebbero stati due ex studenti che si sono suicidati dopo aver portato a termine il massacro. Il motivo del loro gesto per il momento rimane ignoto.

Fatti che riportano alle stragi che hanno macchiato la storia degli Stati Uniti, da Columbine – dove nel 1999 furono uccisi 12 studenti in una scuola del Colorado – in poi.

Poco dopo essere stato eletto presidente del Brasile il 1 gennaio 2019, Jair Bolsonaro ha emesso un decreto volto a rendere più facile l’acquisto e il possesso di armi da fuoco nel suo Paese, ribaltando circa 15 anni di storia, dall’amnistia del 2003 quando furono distrutte migliaia di armi da fuoco.

Bolsonaro ha abolito i controlli per chi voleva possedere un’arma da fuoco (prima era previsto un colloquio con un agente federale) e aumentato la durata delle licenze da 5 a 10 anni. 

Un decreto simbolico che riprendeva una delle principali promesse elettorali dell’ex militare Bolsonaro, combattere il crimine a colpi di pistola. Se negli Stati Uniti il diritto di impugnare le armi viene giustificato con la necessità da parte dei cittadini di proteggersi dallo Stato per frenare possibili derive autoritarie, in questo caso i cittadini sono stati chiamati a proteggersi da loro stessi in nome dello Stato.

Un decreto con conseguenze potenzialmente disastrose in un Paese attraversato dalla violenza, come il Brasile, dove esiste uno dei tassi di omicidi più alti al mondo. Nonostante questo, le sparatorie nelle scuole sono rare nel Paese: l’ultima risale al 2011. Quella avvenuta nella scuola di Suzano non fa ben sperare per il futuro.

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