Brasile, patto tra pm e giudice per sabotare Lula: le intercettazioni dello scandalo

Il sito americano The Intercept ha pubblicato documenti che rivelano la natura politicizzata del processo all’ex presidente brasiliano

L’imparzialità del giudice e dei pm che hanno condannato l’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva è stata messa in discussione dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni tra i magistrati su Telegram. Le ha pubblicate in esclusiva il sito americano The Intercept di Glenn Greenwald, rivelando che pm e giudice avrebbero complottato per impedire la rielezione del partito di Lula alle elezioni del 2018. Il padre della sinistra brasiliana, confondatore del Partido dos Trabalhadores, è stato coinvolto in un enorme processo per tangenti, iniziato nel 2015. Il caso Lava Jato (Autolavaggio), ha portato alla sua incarcerazione e alle dimissioni dell’allora presidentessa, Dilma Rousseff, del suo stesso partito.


Dalle conversazioni intercettate emerge una stretta collaborazione tra la pubblica accusa e il giudice, oltre che ammissioni in privato tra i pm di non aver prove sufficienti per dimostrare la colpevolezza di Lula. Quello che mostrano le intercettazioni è un «abuso politicizzato dei poteri della magistratura» e provano l’esistenza di «una motivazione politica e ideologica a lungo negata», come scrivono i giornalisti che hanno condotto l’inchiesta. Molti in Brasile hanno attaccato la natura politica degli attacchi a Lula, ma ogni spinta ideologica è sempre stata negata dai magistrati e anche dal giudice che ha decretato al condanna di Lula, Sérgio Moro, ora ministro della Giustizia di Jair Bolsonaro.


Sabotaggio politico

Dieci giorni prima del primo turno delle Presidenziali che hanno portato all’elezione di Bolsonaro, la Corte Suprema aveva concesso al principale quotidiano brasiliano, il Folha de São Paulo, di intervistare Lula. Venuti a conoscenza della decisione i magistrati coinvolti in Lava Jato hanno iniziato a discutere su Telegram come bloccare o impedire l’attuazione della sentenza della Corte Suprema, che avrebbe aumentato la popolarità del suo partito a ridosso delle elezioni. Alla fine, il partito di destra Novo ha presentato un appello alla sentenza della Corte e Lula non è stato intervistato prima delle elezioni. Lava Jato è stato uno degli scandali che hanno avuto nella storia recente le maggiori ripercussioni politiche, oltre che legali, e i pm che si sono occupati del caso e il giudice Sérgio Moro sono stati premiati, ammirati, lodati dai media.

L’operazione ha portato all’arresto di politici e milionari, ma tra tutte, l’incarcerazione più significativa è stata quella di Lula, definito anche su un file Power point denso di schemi e collegamenti, «capo di un’organizzazione criminale». Prima che venisse condannato nel 2018, l’ex presidente Lula, che aveva già vinto due volte con ampi margini, era il favorito alle elezioni Presidenziali: aveva concluso il secondo mandato con un tasso di approvazione dell’87%. Ma la sua condanna gli ha impedito di candidarsi, spianando la strada a Bolsonaro, candidato di estrema destra che ha battuto il successore di Lula, Fernando Haddad.

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