#FridaysForFuture, a Roma è marea colorata all’ombra del Colosseo

A Roma il geologo e ricercatore del Cnr Mario Tozzi è l’unico adulto invitato a prendere la parola alla manifestazione. «Vi chiedo scusa», esordisce

Non c'è un piano B perché non c'è un pianeta B. E sono scesi in piazza per gridarlo. Agli adulti, alla politica, a chiunque, «perché siamo tutti coinvolti. E se non ci ascolteranno, noi oggi siamo in piazza perché cambieremo finalmente le cose». Sono giovani e giovanissimi/e, nel nome di Greta Thunberg e di un ambiente troppo maltrattato. Qualcuno pensa anche al mondo da lasciare ai propri figli anche se ha solo 18 anni.


La piazza di Roma è colorata e festante – una marcia dal Colosseo fino a piazza Madonna di Loreto, accanto all'Altare della Patria in piazza Venezia, mentre contemporaneamente è partita una pedalata degli studenti dall'Università La Sapienza e da Roma Tre che ha poi raggiunto il centro. Ma ad aderire allo sciopero mondiale per il clima di oggi, venerdì 15 marzo, sono anche Milano, Cagliari, Taranto, Perugia, Bologna, Palermo, Tranto: 100 città d'Italia.


A Roma il geologo e ricercatore del Cnr Mario Tozzi è l’unico adulto invitato a prendere la parola alla manifestazione. «Vi chiedo scusa», esordisce Tozzi al megafono. «Come scienziato mi sento chiamato in causa, ma anche perché sentivo il bisogno di chiedere scusa a questi ragazzi. Questa manifestazione l’avremmo dovuta fare noi adulti che forse siamo più consapevoli».

Dobbiamo, invece, «chiedere scusa per non averlo fatto e per tutto il tempo che abbiamo perso e per le persone che hanno negato il cambiamento climatico facendo finta di nulla e dicendo che dipendeva dalle macchie solari».

A parlare alla folla anche Alice, 9 anni. Il suo intervento è in italiano e in inglese. «Grazie Greta. Senza di te e il tuo coraggio non saremmo qui». «Siamo solidali con Greta Thunberg, perché rivendichiamo l’importanza della scienza nel capire e risolvere questa crisi ecologica», dice Giacomo Cossu, Coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza.

«Secondo l’ultimo report dell’IPCC, l’organismo scientifico dell’ONU, ci sono rimasti circa undici anni per evitare di oltrepassare il punto di non ritorno. L’intera popolazione mondiale, dunque, si trova ora a dover cambiare rotta verso una maggiore attenzione al pianeta, per evitare alle future generazioni di vivere nelle conseguenze di questa crescente emergenza».

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