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Capodoglio spiaggiato in Sardegna, il biologo: «Non c’è soluzione per la plastica nei fondali»

02 Aprile 2019 - 06:19 Valerio Berra
Luca Bittau è un ricercatore della Onlus SEAME Sardinia, un'associazione che si occupa di studiare i cetacei. Insieme a carabinieri e guardie del Parco della Maddalena si è occupato dello spiaggiamento del capodoglio trovato a Porto Cervo il 28 marzo

Il vento che soffia nel microfono. La linea funziona solo a tratti. Il suono della voce che a volte è nitido, altre scompare del tutto. Quando proviamo a contattare Luca Bittau al telefono ci risponde direttamente dalla barca. È fuori per studiare i cetacei, con la sua associazione: la SEAME Sardinia Onlus.

«Se non ci sentiamo bene possiamo provare dopo. Sono in barca. Io mi occupo di studiare i cetacei da vivi, di solito». Il 28 marzo infatti, insieme, alla Capitaneria di porto, ai carabinieri, al comune di Arzachena e agli uomini del Paco nazionale La Maddalena, Luca Bittau si è occupato dello spiaggiamento di una capodoglio. Una femmina, lunga circa 8 metri. Ritrovata sulle coste nord della Sardegna. Cala Romantica, Porto Cervo.

La plastica nei fondali, un problema senza soluzioni

Luca è un biologo e non capita tutti i giorni di trovare un animale in quelle condizioni. La femmina non era ancora molto grande, ma già matura. Tanto da portare dentro di sé un cucciolo, anche se probabilmente già morto prima ancora dello spiaggiamento.

Quanti anni aveva quel capodoglio?

«Non possiamo ancora dirlo. In questo momento sono al lavoro i veterinari dell’istituto zooprofilattico di Sassari e della facoltà di veterinaria di Padova. Saranno loro, dopo le analisi, a dirci che età aveva. L’unica cosa che possiamo dire ora è che la femmina era gravida, aveva un cucciolo dentro di lei».

Capodoglio spiaggiato in Sardegna, il biologo: «Non c'è soluzione per la plastica nei fondali» foto 1

 Il capodoglio spiaggiato a Porto Cervo lo scorso 23 marzo – SEAME

Come è morto questo cetaceo?

«Anche qui, dobbiamo aspettare tutte le analisi. Lo stomaco era pieno di rifiuti e becchi di calamari. Tendenzialmente questi animali costituiscono la dieta dei capodogli ma di solito vengono digeriti, non si fermano allo stomaco. Dentro però c’erano però anche 22 kg di rifiuti, soprattutto plastica. Occupavano due terzi dello stomaco e probabilmente hanno creato un blocco che ha portato a un’ostruzione».

Anche il cucciolo è morto per lo spiaggiamento?

«I capodogli partoriscono quando il feto raggiunge i quattro metri. Questi ne misurava quasi due ed era già in parziale stato di decomposizione. Quindi è probabile che fosse un aborto non espulso, morto già prima della madre».

Quali materiali sono stati ritrovati all’interno dello stomaco?

«C’erano reti da pesca, buste e sacchetti di plastica. In alcuni era leggibile anche il codice a barre e la marca del prodotto. Appena lo abbiamo visto siamo rimasti davvero sgomenti».

Come ha fatto questo esemplare a mangiare così tanta plastica?

«I capodogli non hanno il senso del gusto. Se vedono qualcosa che si muove e può essere vagamente ricondotto a un calamaro, lo mangiano».

Capodoglio spiaggiato in Sardegna, il biologo: «Non c'è soluzione per la plastica nei fondali» foto 2

Un altra immagine del capodoglio spiaggiato a Porto Cervo lo scorso 23 marzo – SEAME

Dove si trovavano questi rifiuti?

«Questi esemplari non escono dal mar Mediterraneo e quindi tutti i rifiuti sono stati ingeriti in questo bacino. Questa non è la plastica che galleggia sulla superficie del mare, è quella che si trova sui fondali. Quella che si è accumulata durante anni e anni di rifiuti».

Gli spiaggiamenti dei cetacei sono in aumento?

«Sì, sempre di più. E non aumentano solo i casi di spiaggiamento, aumentano anche le quantità di plastica che vengono ritrovate al loro interno. È un fenomeno davvero preoccupante».

Cosa ne farete del corpo del capodoglio?

«Con la mia associazione stiamo cercando di recuperare almeno lo scheletro. Vorremmo esporlo insieme alla plastica ritrovata e farlo diventare un monumento per ricordare a tutti cosa sta succedendo nei nostri mari».

L’Unione Europea ha vietato dal 2021 la plastica monouso, cosa ne pensa di questo provvedimento?

«Secondo me è molto importante, ma è per il futuro. Il problema della plastica nei fondali rimane e al momento non vedo soluzioni credibili. Ci vorranno centinaia di anni perché il mare riesca a degradarla. Questi rifiuti rischiano di causare l’estinzione di molte specie animali, non solo cetacei».

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