Le tre proposte dell’Europa per un lavoro digitale sostenibile

È stato presentato il rapporto degli esperti selezionati dalla Commissione Europea sugli impatti della trasformazione digitale sul lavoro. Da questo documento sono emerse nuovi scenari sulle competenze digitali e sui diritti dei lavoratori

Un anno di lavoro, 10 esperti provenienti dalle imprese, dalle università e dalle istituzioni, 9 proposte concrete. Questi i numeri del rapporto pubblicato oggi dalla Commissione Europea sull'impatto della trasformazione digitale sui mercati del lavoro europei.


Non si tratta del solito rapporto fatto di analisi, numeri e dati, spesso confusi e che complicano più che aiutare a comprendere un fenomeno che tutti viviamo ma non riusciamo a cogliere.


Al contrario, buona parte del documento è composto da proposte che cercano di trovare non tanto una via di uscita per evitare il cambiamento, ma nuove strade per affrontarlo. Si parla di nuovo contratto sociale, di competenze, di formazione, di contratti di lavoro che non sono più quelli di una volta.

Tutte tematiche che, implicitamente o no, hanno un grande interesse soprattutto per i giovani che si affacciano oggi sul mondo del lavoro e per quelli che, entrati da qualche anno, hanno già capito che non sarà affatto una passeggiata. Sono tre le proposte che vogliamo raccontare, su tre tematiche molto diverse tra di loro.

Le tre strade segnalate dalla Commissione Europea

La prima riguarda le competenze digitali, quelle che la maggioranza delle imprese cerca e lamenta di non trovare e quelle che le scuole fanno più fatica a formare. Il documento propone di creare un "Conto personale di formazione di competenze digitale", finanziato da fondi europei, fondi nazionali e imprese che può essere utilizzato per coprire i costi di formazione necessari per aggiornare le proprie competenze digitali.

Il conto è personale e segue il lavoratore lavoro dopo lavoro. Al suo avvio vedrà una analisi che attesta le competenze di partenza e poi certificherà quelle successivamente acquisite. A coloro che svolgono formazione usando il conto potrebbe essere poi garantito un sussidio temporaneo per consentire di mantenersi nel periodo di formazione.

Le tre proposte dell'Europa per un lavoro digitale sostenibile foto 2

Shutterstock | La Commissione Europea ha proposto di creare un "Conto personale di formazione di competenze digitale"

La seconda è ancora più concreta e vuole rendere uguali tutti i trattamenti amministrativi dei lavoratori, che siano impiegati sia con contratti standard, sia con tutta quella serie di nuovi contratti atipici che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni. Questo significa eliminare la diversità di trattamenti per lavoratori autonomi, subordinati o nell'area grigia rispetto a questioni fiscali, contributive e amministrative.

Lo stesso sistema permette anche di facilitare la ricostruzione dei redditi provenienti da fonti diverse per presentare cifre complessive così da ottenere, ad esempio, un mutuo, pur avendo molteplici piccoli lavori.

Per raggiungere questa uguaglianza di fronte allo Stato, alle istituzioni finanziarie e ai datori di lavoro la Commissione Europea si impegnerà a scrivere linee guida che illustrino le diverse tipologie di lavoro non standard indicando best practices per la loro gestione.

Le tre proposte dell'Europa per un lavoro digitale sostenibile foto 1

Shutterstock | Palazzo Berlaymont, quartier generale della Commissione europa

Sulla stessa linea una terza proposta, che vorrebbe un sistema di protezione sociale (pensioni, maternità, malattia, incidenti ecc.) neutrale rispetto al tipo di contratto di lavoro.

Non più distinzioni quindi tra lavoratori con un contratto standard e lavoratori freelance, riders o con contratti di collaborazione, ad esempio. Un sistema di tutele non legato alla tipologia contrattuale, alla natura del posto di lavoro che si occupa, ma legato alla persona.

L'obiettivo è quello di realizzare, nel tempo, una forma di assicurazione contro il sotto-impiego, ossia la garanzia di reddito ai lavoratori impegnati in lavoretti (su piattaforme online ad esempio) che non garantiscono entrate in modo continuativo. Questo nella previsione che gli esperti fanno di una crescita futura di persone occupate nella gig economy.

Tre idee concrete che la Commissione Europea potrà, speriamo, fare proprie e che gli Stati saranno chiamati a realizzare. Sarebbe un segnale interessante da parte di una Europa troppo spesso ritenuta utile e ininfluente.

Leggi anche: