La Kryptonite verde del Pd

Che fai il Pd davanti alla nuova figura forte del paese, il “secondo Matteo” che ormai da tempo è diventato il primo?

«E il Pd che fa?» Per un beffardo contrappasso quella provocatoria domanda retorica, che troll e ultras grillini piazzavano immancabilmente sotto ogni denuncia delle nefandezze attribuite ai governi della passata legislatura, ora è diventata il quesito angosciato degli stessi militanti ed elettori del partito di Zingaretti. Che fa il Pd di fronte a un governo che predica e agisce in senso opposto a quelli di Renzi e Gentiloni? Che fa il Pd di fronte a due forze politiche che stanno insieme in maggioranza, ma litigando (o fingendo di farlo) finiscono per occupare tutte le parti in commedia, nuovi diritti e tradizione, opere pubbliche e territorio, perfino partigiani e nostalgici del duce?


E che fa il Pd davanti alla nuova figura forte del paese, il “secondo Matteo” che ormai da tempo è diventato il primo? Che fa di fronte a decisioni, proclami, citazioni aperte o evocative, insomma di fronte a una politica che mira dichiaratamente a smantellare tutto quello che ha fatto la sinistra antica e moderna, e le addebita tutti i mali e i problemi insoluti del nostro paese? La risposta è: niente.


Il Pd è rimasto immobile, paralizzato come un supereroe dei fumetti dalla Kryptonite (verde, ovviamente) di Salvini. Non ha avuto nessuna capacità di reazione, e tanto meno di mobilitazione mentre quello colpiva, infieriva, maramaldeggiava, andava all’assalto di Ong, presidi sociali e civili, e più concretamente di comuni e regioni, e soprattutto consensi. Il Pd ha perso quasi senza combattere, col fatalismo dell’impresa in disarmo, le elezioni in Friuli, in Abruzzo, in Sardegna e in Basilicata, tutti posti dove governava con suoi presidenti. E a sei settimane dalle Europee è lì che si barcamena con la gestione del naufragio giudiziario in un’altra regione da sempre “sua”, l’Umbria.

La verità è che il Pd ha buttato via mesi e mesi in cui il paese fremeva e ribolliva dopo la batosta del 4 marzo, tutto ripiegato nelle sue conte interne. Ha “perso l’anno”, proprio come un liceale che invece di studiare giorno e notte si ostina a pensare ai fatti suoi.

Ma peggio, è stato come ammaliato dal suo avversario principale, da quella Kryptonite: i meno giovani ricordano le manifestazioni e le mobilitazioni politiche e sindacali contro Berlusconi e prima ancora contro la Dc, da parte di una sinistra che credeva di avere dietro di sé il vento della storia.

Oggi, certo, ascoltiamo dai dirigenti dem pesantissime accuse a Salvini e ai suoi di razzismo, fascismo, omofobia, e orrori vari. Accuse per cui fino a poco tempo fa avrebbero portato in piazza centinaia di migliaia di persone, per provare la propria forte identità e la capacità di lottare per valori fondamentali, dando il via a una lotta senza esclusione di colpi, in Parlamento e nel Paese. Invece oggi tutto si esaurisce in un tweet, e la vera sfida è a chi è il più veloce a postarlo. Un’opposizione virtuale, appunto, che sembra solo aspettare che le cose vadano male per l’economia, in modo da poter dire, col ditino alzato, «quando c’eravamo noi…», non il modo migliore per recuperare favori elettorali.

Già, perché questo non succede  per un sortilegio, è solo la reazione impotente di chi è stato messo fuori gioco dagli elettori dopo cinque anni di governo, e ha perso molte delle sue certezze, davanti a un paese che non riconosce più. È un’Italia che il Pd scopre improvvisamente ostile, attraversata da passioni e pulsioni opposte a quelle che muovevano e agitavano il “suo” popolo. È proprio questo il peccato capitale, non essersi accorto, da Palazzo Chigi, dal Parlamento, dalla guida della gran parte delle regioni e di molte città, che la crisi aveva scavato diseguaglianze, attese, odi, rancori.

E se tu sei un partito che guida il Paese con pretesa maggioritaria e non sei più in grado di ascoltarlo, se perdi un referendum costituzionale perché lo hai trasformato in un referendum su di te, se quindici mesi dopo perdi malamente anche le elezioni politiche e arrivi al tuo minimo storico, e poi passi un anno a decidere quale dovrà essere il nuovo segretario, e non trovi MAI il tempo per analizzare quel che è cambiato, allora sarà ben difficile fermare il declino. Non hai neanche fatto una visita medica in due anni e mezzo per sapere qual è la tua malattia, non potrai pretendere di essere tu a scrivere le ricette per curare i mali del paese. O almeno per sopravvivere alla Kryptonite.

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