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Niente corteo in ricordo di Sergio Ramelli. Giorgia Meloni: «Inspiegabile»

19 Aprile 2019 - 20:00 OPEN
60 parlamentari avevano firmato un appello per impedire che la fiaccolata di commemorazione prevista a Milano il 29 aprile venisse annullata. Ma chi era Ramelli, il diciottenne caro agli ambienti di estrema destra?

Solo una manifestazione “statica”, ancora una volta. Il prefetto di Milano Renato Saccone ha bloccato la manifestazione promossa da CasaPound, Forza Nuova e Lealtà e Azione per commemorare Sergio Ramelli, il militante del Fronte della Gioventù morto il 29 aprile 1975 dopo un aggressione rivendicata da Avanguardia Operaia. Come successo negli scorsi anni, sarà autorizzata solo una manifestazione statica vicino a via Paladini, dove il ragazzo è stato ferito a colpi di chiave inglese.

Quest’anno 60 parlamentari avevano firmato un appello per chiedere al prefetto, al questore e al sindaco di Milano di lasciar partire la manifestazione. Una di questi è stata Giorgia Meloni che su Facebook ha commentato: «Inspiegabile il divieto da parte della prefettura di Milano al corteo di commemorazione di Sergio Ramelli. L’unica “colpa” di questo ragazzo fu quella di avere aderito al Fronte della Gioventù ed è assurdo negare un momento di preghiera e riunione per un ragazzo ammazzato, nascondendosi dietro al fantasma del fascismo».

Ferito a morte da due studenti di Medicina

13 marzo 1975: un giovanissimo militante del gruppo di estrema destra Fronte della Gioventù, il diciottenne Sergio Ramelli, viene aggredito sotto casa sua da due attivisti di Avanguardia Operaia. I due artefici dell’assalto sono Marco Costa e Giuseppe Ferrari Bravo, due studenti di Medicina appartenenti all’ambiente dell’estrema sinistra.

In quel giorno di marzo, sono passati quasi sei anni dalla bomba scoppiata nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura di Piazza Fontana, a Milano. Altri cinque ne passeranno fino all’attentato alla stazione ferroviaria di Bologna. In quel lungo decennio, passato alla storia come il periodo degli Anni di Piombo, l’Italia divenne teatro di violenti scontri tra gruppi politici extraparlamentari.

Oggi alcuni partiti e movimenti di estrema destra continuano a ricordare la sua morte, avvenuta dopo 47 giorni di agonia in ospedale. Ma probabilmente il corteo silenzioso/fiaccolata, previsto per il 29 aprile, non sarà autorizzato: il motivo del possibile divieto si rifà ad alcuni episodi di saluti romani esibiti dai componenti dei partiti coinvolti durante le commemorazioni di Ramelli nel 2017 e nel 2018.

Niente corteo in ricordo di Sergio Ramelli. Giorgia Meloni: «Inspiegabile» foto 2Alla fine della commemorazione del 2017, alcuni partecipanti hanno alzato il braccio destro evocando il saluto romano al cimitero Maggiore di Lodi

Ramelli “il fascista”

L’adesione di Ramelli al Fronte della Gioventù, la branca giovanile del Movimento Sociale Italiano (MSI), gli provocò diversi problemi già prima dell’aggressione in via Amedeo, durante la quale Costa e Ferrari Bravo lo aggredirono con delle chiavi inglesi lasciandolo in fin di vita vicino al suo motorino.

Tra i protagonisti degli scontri in strada c’erano spesso studenti delle scuole superiori e dei licei. Ramelli stesso, che non aveva ancora vent’anni, studiava all’Istituto Molinari di Milano. L’attaccamento agli ideali politici nella loro forma più estremista avveniva già, come facile immaginare, durante gli anni dell’adolescenza, tra i banchi delle scuole superiori e i circoli giovanili dei grandi movimenti.

Niente corteo in ricordo di Sergio Ramelli. Giorgia Meloni: «Inspiegabile» foto 1Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù

Un tema svolto durante un compito in classe gli costò svariate accuse di fascismo, dopo che il professore lo appese sulla bacheca scolastica a mo’ di condanna. Partendo dalle accuse nei confronti delle Brigate Rosse, Ramelli aveva colto l’occasione per biasimare nel tema l’intero mondo politico, che non aveva onorato istituzionalmente la morte dei militanti del MSI Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci.

Chi sono i parlamentari che vogliono ricordarlo

Tra i nomi compaiono nell’elenco dei firmatari ci sono quelli di Marco Clemente (CasaPound), Duilio Canu (Forza Nuova) e Stefano del Miglio (Lealtà Azione); ma anche quelli di politici più noti come Fabio Rambelli e Ignazio La russa, vicepresidenti di Camera e Senato, e la senatrice Daniela Santanchè, che entra in politica nel 1995 proprio affianco a La Russa nel partito Alleanza Nazionale.

Anche Mario Borghezio, eurodeputato leghista, è tra i firmatari dell’appello. Lo scorso anno Borghezio è stato condannato a risarcire l’ex ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge a causa di alcuni insulti razzisti pronunciati contro di lei («Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare alle sembianze di un orango»).

E, ancora, il sottosegretario alla Regione Lombardia Alan Rizzi, l’assessore regionale Riccardo De Corato e i deputati Igor Iezzi (Lega), Jari Colla (Lega) e Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia), che a giugno dello scorso anno avevano partecipato alla “Festa del Sole”, il raduno di estrema destra organizzato da Lealtà Azione che scatenò numerose polemiche.

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