Conte annuncia: «Consiglio dei ministri su Siri mercoledì mattina». E non ci sarà votazione

Era stato proprio Conte, il 2 maggio, ad anticipare alla stampa la volontà di proporre le dimissioni del sottosegretario leghista nel prossimo Cdm. Da allora i leader di Lega e Movimento 5 Stelle hanno duellato – a distanza – sul tema

Una soluzione «si troverà mercoledì mattina»: ne è convinto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a pochi giorni dal consiglio dei ministri convocato per decidere sul caso Siri.«Al consiglio dei ministri di mercoledì non andremo alla conta»ha detto il premier al termine della inaugurazione della nuova sede dei servizi di Intelligence a Roma, confermando quando aveva detto poco prima il capogruppo leghista Massimiliano Romeo.


Era stato proprio Conte, il 2 maggio, ad anticipare alla stampa la volontà di proporre le dimissioni del sottosegretario leghista nel prossimo consiglio dei Ministri. Da allora i leader di Lega e Movimento 5 Stelle hanno duellato – a distanza – sul tema, invocando rispettivamente 'sostegno a Siri' (arrivato da Matteo Salvini) e 'richiesta di dimissioni' (da Luigi Di Maio).


Le parole del presidente del Consiglio Conte rivelano ora come le dimissioni del sottosegretario leghista Siri non arriveranno in seguito a una conta numerica dei voti in Consiglio dei Ministri, dove siedono 9 esponenti 5 Stelle e 6 leghisti (più due tecnici, il ministro dell'Economia Tria e quello degli Esteri Moavero Milanesi). La soluzione dunque si dovrebbe trovare prima di mercoledì, evitando lo scontro diretto durante la riunione a Palazzo Chigi.

Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev

Le mosse del governo prima del Consiglio dei Ministri di mercoledì

Il sottosegretario alle Infrastrutture (ma ormai senza deleghe) Armando Siri aveva parlato attraverso una nota giovedì 2 maggio, pochi istanti prima dell'arrivo del presidente del Consiglio Conte in sala stampa a Palazzo Chigi.«Confido che una volta sentito dai magistrati la mia posizione possa essere archiviata in tempi brevi. Qualora ciò non dovesse accadere, entro 15 giorni, sarò il primo a volere fare un passo indietro».

Viste le parole del premier Conte sul caso Siri («Non si andrà alla conta») è possibile che le dimissioni del sottosegretario arrivino prima dell'inizio del consiglio dei Ministri di mercoledì mattina. Questo eviterebbe di arrivare a una votazione tra gli esponenti di governo, mostrando plasticamente le divisioni tra Lega e M5S.

Se invece l'esponente leghista non dovesse fare un passo indietro, la conta sarebbe a quel punto inevitabile. Il partito di Salvini in caso di votazione sarebbe infatti in minoranza, avendo meno ministri rispetto al Movimento 5 Stelle. Ma anche il capogruppo della Lega in SenatoRomeo ha negato l'ipotesi di un voto in consiglio dei Ministri:«Non credo si andrà alla conta dei voti» ha detto il senatore a OPEN, pur criticando la 'terzietà' del premier Conte in questa situazione.

Massimiliano Romeo assicura anche che«la Lega accetterà la decisione di Conte», senza minare dunque la stabilità dell'esecutivo gialloverde. Difficile credere tuttavia che un passo indietro di Siri non produca effetti nel governo, visto che ci sono molte questioni ancora aperte che dividono gli alleati di governo. Tra queste, c'è soprattutto l'autonomia regionale (chiesta da Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) invocata a gran voce dal partito di Salvini e osteggiata dai 5 Stelle.

«Senza l'autonomia regionale, cade il governo» dice da sempre il governatore del Veneto Luca Zaia. Matteo Salvini potrebbe essere dunque tentato di accettare di perdere la sfida su Siri, ma di andare all'incasso su questo punto chiave del programma elettorale del Carroccio.