Consulta: «Prostituirsi mai atto libero». Escort advisor: «Sentenza offensiva»

La Corte Costituzionale aveva detto: «La scelta di vendere sesso è quasi sempre determinata da fattori che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell’individuo»

Il 7 giugno la Corte Costituzionale ha difeso la legittimità della legge Merlin che, nel 1958, ha introdotto nell’ordinamento italiano i reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. E, di fatto, stabilisce che non è davvero libera una donna che sceglie di prostituirsi: «La scelta di vendere sesso è quasi sempre determinata da fattori che limitano e condizionano la libertà di autodeterminazione dell’individuo».


La sentenza n.141 del 2019 arriva in seguito al processo in corso a Bari e che riguarda il giro di escort che Giampaolo Tarantini e Massimiliano Verdoscia avrebbero garantito ad alcune feste di Silvio Berlusconi. La Corte d’Appello pugliese aveva messo in discussione la legge Merlin in quanto rischierebbe di limitare l’autodeterminazione dell’individuo.


Abbiamo chiesto a Mike Morra, inventore del più grande portale italiano di recensioni di escort, un commento sulla sentenza. Cinque anni fa, dopo aver accumulato esperienza nel web marketing, l’imprenditore ha creato Escort Advisor. Dopo aver raggiunto la cifra di 20 milioni di utenti unici all’anno in Italia, la piattaforma si è diffusa in Spagna e in Regno Unito. Non funziona da intermediario tra escort e clienti, in Italia sarebbe un reato appunto, ma recensisce quella che è «una prestazione di lavoro».

Rileggiamo un passaggio della sentenza 141 del 2019 della Corte Costituzionale.

«La scelta di “vendere sesso” trova alla sua radice, nella larghissima maggioranza dei casi, fattori che condizionano e limitano la libertà di autodeterminazione dell’individuo, riducendo, talora drasticamente, il ventaglio delle sue opzioni esistenziali. Può trattarsi non soltanto di fattori di ordine economico, ma anche di situazioni di disagio sul piano affettivo o delle relazioni familiari e sociali, capaci di indebolire la naturale riluttanza verso una “scelta di vita” quale quella di offrire prestazioni sessuali contro mercede».

Morra, qual è il primo commento che le viene in mente?

«La sentenza sembra equiparare una escort a una persona incapace di intendere e di volere».

C’è qualcos’altro che non le torna?

«Per esempio, non comprendo il passaggio sul fatto che sia considerata un’attività pericolosa, esistono moltissime attività pericolose ma non c’è alcun vincolo sulla possibilità di esercitarle. In realtà proprio questi presupposti discriminatori ne aumentano la pericolosità e l’insicurezza, per esse e per i loro clienti che, non dimentichiamolo, sono oltre 20 milioni di italiani».

Ma la sentenza vuole sottolineare che il rischio dello sfruttamento sussiste in quanto la merce di scambio diventa il corpo.

«È un pregiudizio profondamente radicato nella nostra società, quello che considera come un dato di fatto ineludibile lo sfruttamento delle prostitute. Non si ritiene semplicemente possibile che si tratti di una scelta consapevole e razionale quella di disporre del proprio corpo liberamente e di fare del sesso una attività economica».

Non vede, anche per le escort, il rischio che qualcuno possa gestirne e approfittare del loro lavoro?

«Le escort professioniste che si promuovono in modo autonomo su internet sono vere e proprie lavoratrici autonome, che organizzano e gestiscono in maniera indipendente la loro attività, ma che per farlo e distinguersi dalla prostituzione di strada dovrebbero anche essere messe nelle condizioni di poterlo fare».

Come bisognerebbe intervenire secondo lei?

«Prima di tutto, sarebbe necessario che venisse riconosciuta come attività professionale perché soddisfa uno dei bisogni di base dell’uomo: il diritto alla sessualità. Poi, ciò che è certo è che le escort, come enunciato in varie sentenze dalla Cassazione nei processi in cui queste erano state accusate di evasione fiscale, svolgono un’attività economica come un’altra e la mancanza di una qualsiasi forma, anche minima di regolamentazione, fa sì che Escort Advisor rimanga l’unico punto di riferimento per la sicurezza delle escort e dei propri clienti».

Ma avete percezione delle esigenze delle donne che vengono recensite su Escort Advisor?

«Le escort, con cui parliamo ogni giorno, ci dicono che aspettano volentieri che venga rinnovata la normativa per poter avere una tutela economica e pensionistica, sanitaria, legale, rendendo la loro professione riconosciuta. Come per esempio in Germania. Il tutto porterebbe anche maggior sicurezza e ordine in un settore che esiste dagli albori della civiltà».

Un’ultima curiosità: qual è il guadagno di quest’attività?

«Non siamo un sito di prenotazioni e quindi non possiamo avere contezza di quello che sia il reddito delle escort. Da alcune indagini, stimiamo che il prezzo medio di una prestazione è di circa 113 euro in Italia».

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