Tamara e il sogno di lavorare nella sostenibilità: «Sono orgogliosa dei principi della mia azienda»

in collaborazione con Eni

«L’economia circolare ha un’importanza strategica per l’azienda ed ha un impatto trasversale su tutte le funzioni aziendali»

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che prevede buone pratiche nell’ottica del risparmio e della sostenibilità ambientale. Quando qualcosa diviene oggetto di condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento o riciclo e più in generale rigenerazione possiamo parlare di economia circolare: azioni in netta contrapposizione con il vecchio modello economico lineare “estrarre, produrre, utilizzare e buttare”.

Tamara ha 30 anni e, da un paesino in provincia di Lecce, è partita verso Torino per specializzarsi in ingegneria meccanica al Politecnico. «Ancora oggi sembra strano che una ragazza possa propendere verso la meccanica, sicuramente non è la facoltà con il maggior numero di iscrizioni femminili», racconta.

Ma le cose stanno cambiando: «Fortunatamente si prende sempre più coscienza che la materia non appartiene solo al mondo maschile e che comprendere il funzionamento di un macchinario, progettarlo o modellarlo risulta assolutamente interessante e non richiede forza fisica, ma semplicemente forza mentale e passione».

Tamara, di cosa ti occupi?

«L’unità in cui lavoro si occupa di coordinamento di iniziative a lungo termine per Eni, uno dei temi è l’economia circolare. L’argomento ha un’importanza strategica per l’azienda ed ha un impatto trasversale su tutte le funzioni aziendali, per questo è necessario e fondamentale un coordinamento di tutte le iniziative attive e lo sviluppo di nuove. È importante definire cosa è economia circolare; per Eni circolarità è trasformazione: delle attività, degli asset e dei prodotti, nell’ottica di creare nuovamente valore da quello che oggi risulta scarto, rifiuto o che è giunto a fine vita».

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Ci fai qualche esempio concreto?

«Eni ha avviato questa trasformazione culturale e sostanziale partendo dai propri asset, trasformando due raffinerie tradizionali in due bio-raffinerie e continua ad applicare questa impronta trasformativa cercando soluzioni innovative grazie ad un continuo lavoro di ricerca. Il progetto di riconversione è stato avviato nel 2014 partendo dalla raffineria di Venezia. L’impianto produce green diesel, green nafta, GPL e potenzialmente anche carburante per turboreattori. Attualmente è alimentato principalmente da olio vegetale (certificato per la sua sostenibilità secondo gli standard europei) e fino al 15% da olio alimentare usato e purificato (UCO).

Inoltre a breve verrà avviata anche la bio-raffineria di Gela. A regime le due bio-raffinerie produrranno circa 1 milione di tonnellate di green diesel. I risultati raggiunti sono però frutto di un lavoro giornaliero, infatti l’economia circolare necessita di partnership ed alleanze per potersi sviluppare. Le sinergie tra realtà differenti ed esterne ad Eni sono fondamentali.

Grazie agli accordi che Eni ha sviluppato con i consorzi di raccolta UCO e attraverso le multiutility di raccolta rifiuti oggi oltre il 50% dell’olio usato di frittura raccolto in Italia viene trasformato in biocarburante nella bioraffineria di Venezia. Inoltre Eni è attiva anche sul fronte rifiuti urbani; sempre a Gela Syndial ha avviato un impianto pilota che permette di trasformate il FORSU (Frazione Organica Rifiuto Solido urbano) in un bio-olio utilizzabile come vettore energetico liquido».

Quindi c’è una possibilità di rendere sostenibile anche un’attività legata alla trasformazione di materie prime.

«Eni si occupa per sua natura della fase trasformativa, ma tramite gli accordi che stipula innesca il processo di circolarità in cui lo scarto proprio o di un terzo riprende valore e diventa materia prima seconda. Per questo mi occupo di definizione di accordi e partnership che prevedono interlocutori differenti, non solo appartenenti al mondo industriale, ma anche enti pubblici e mondo agricolo, quest’ultimo in particolare ha un potenziale enorme che risiede nelle biomasse e nelle colture alternative».

Una propensione, quella per l’ambiente, che è innata o è nata lavorando in Eni?

«La sostenibilità ambientale è un tema che mi è sempre stato a cuore, ovviamente come cittadina ho sempre provato ad applicare nella vita quotidiana gesti ed azioni che sicuramente non cambieranno le sorti del mondo, ma corrispondono ad un piccolo impegno verso un cambiamento positivo. Riuscire a lavorare su temi che ti appartengono come persona e che hanno un’importanza così rilevante per il futuro e per il cambiamento che stiamo vivendo, quali appunto l’economia circolare, è sicuramente interessante e stimolante».

Ma come sei arrivata fin qui?

«Dopo una settimana dalla laurea ho fatto il primo colloquio in Eni e dopo pochi giorni sono stata assunta. Per ogni neolaureato la paura più grande è quell’intervallo temporale che va dalla fine del periodo di studi all’ingresso nel mondo del lavoro, si spera sia breve poiché visto un po’ come la prova del nove delle proprie capacità. Fortunatamente non ho dovuto attendere molto prima di raggiungere il primo traguardo lavorativo, l’assunzione in una delle più grandi società italiane, ma si trattava solo della prima tappa di un percorso che richiede studio e impegno, perché infondo se hai voglia di fare, i traguardi non finiscono mai».

Stai valutando di restare dove sei o ti vedi già in un’altra azienda?

«No, voglio restare qui. Eni è una società che offre tante opportunità, è attiva su fronti differenti e per questo ho chiesto di poter ampliare le mie esperienze lavorative. Così, pochi mesi fa, mi è stata offerta l’opportunità di lavorare in una nuova e giovane unità Eni che si occupa di economia circolare, tema più che mai attuale e strategico per l’azienda. Il lavoro che svolgo è entusiasmante per un giovane, rompe gli schemi tradizionali, non si limita ad eseguire, ma è recettivo e trasformativo. Lavorare in un’azienda innovativa che si pone come agente di cambiamento su un tema così importante come l’economia circolare e che permette di essere giovane rende sicuramente orgogliosi e permette di lavorare con una forza in più».