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Di Maio in soccorso di Appendino. Lo sfogo dell’attivista: «Quel che funziona a Torino, Milano ce lo scippa»

12 Luglio 2019 - 22:20 Redazione
A pagare potrebbe essere proprio il vicesindaco Guido Montanari, punto di riferimento dell'ala dura del M5S, per le sue dichiarazioni sul Salone: «Fosse per me non ci sarebbe mai stato. Anzi, speravo che la grandine se lo portasse via»

Il futuro del Comune di Torino è nelle mani di Luigi Di Maio. Oggi pomeriggio il capo politico del Movimento 5 Stelle ha incontrato Chiara Appendino per capire il da farsi. Di Maio, secondo quanto si apprende da fonti interne, parlando davanti ai militanti del M5s ha espresso pieno appoggio all’operato dell’Appendino, raccogliendo un forte applauso dalla platea.

Di Maio: «Dobbiamo deve fare il bene del Paese, non per forza il bene del M5s»

Durante il blindatissimo incontro Riorganizziamoci insieme – attualmente in corso all’Hotel Royal di Torino Luigi di Maio – avrebbe invitato gli eletti, gli iscritti e i militanti del M5s a «fare squadra e recuperare il rapporto con la base per fare il bene del Paese». «Governare è difficile», avrebbe sottolineato il vicepremier pentastellato, sollecitando i presenti a restare uniti per superare insieme gli aspetti più critici, ribadendo che «il Movimento deve fare il bene del Paese, non per forza il bene del Movimento». Durante l’incontro si sono alternati interventi dei militanti e degli amministratori di Piemonte e Valle D’Aosta, ma non risulta ancora confermato l’intervento della sindaca Appendino, che potrebbe sciogliere le riserve sulle «valutazioni politiche del caso», annunciate ieri, 11 luglio. A sorvegliare il luogo sono intervenuti agenti dei Carabinieri e della Digos, che presidiano i varchi di accesso alla sala conferenza del piano sotterraneo.

Gli attivisti: «Il M5s deve essere meno integralista»

«Tutte le cose che a Torino funzionano Milano ce le scippa. Sono scorrettezze politiche che vanno avanti da trent’anni e che non dovrebbero essere permesse». È con queste parole che l’attivista pentastellato Franco Trivero lancia accuse all’amministrazione milanese, dopo la decisione del comitato organizzativo del Salone dell’Auto di trasferire la manifestazione da Torino al capoluogo lombardo. L’attivista non lascia però indietro le polemiche sulla mancata partecipazione di Torino alla corsa per i Giochi invernali 2026, vinta da Milano e Cortina. «Ero a favore dei Giochi – spiega l’attivista originario della Val Susa – ma lo Stato a noi non dava un euro, mentre per Milano il trattamento è stato differente. Anche il Movimento deve essere meno integralista». Meno roboante, ma sulla stessa linea, l’intervento dell’ex consigliera comunale di Leinì Silvia Cossu: «Credo che gli organizzatori del Salone dell’Auto avessero già deciso di andare a Milano. Ad ogni modo non mi sembra una perdita così importante, anche perché in passato l’evento è già stato organizzato nel capoluogo lombardo senza destare alcun clamore». 

Il Comune di Torino: «Chiara darà un segnale»

Le valutazioni politiche esitano ancora ad arrivare, dopo il caos scaturito all’interno della giunta comunale a maggioranza M5s, dovuto al trasloco del Salone dell’auto a Milano, e che ha fatto ripiombare la giunta pentastellata della Mole e la sindaca Appendino sotto il fuoco crociato dell’opposizione locale. Dal Comune escludono comunque l’ipotesi dimissioni circolata dalla serata di ieri (11 luglio) da parte della sindaca, ma chi le sta vicino in queste ore confida: «Chiara darà un segnale». E dunque a pagare potrebbe essere proprio il vicesindaco Guido Montanari, punto di riferimento dell’ala dura del M5S, reo di aver fatto dichiarazioni non proprio simpatiche nei confronti della manifestazione. Inqualificabili», per la precisione, le ha definite la sindaca di Torino.

Cos’ha detto Montanari

 In effetti il vice sindaco non c’è andato leggero. «Fosse per me – ha detto Montanari – non ci sarebbe mai stato (il Salone dell’auto ndr). Anzi, speravo che la grandine se lo portasse via». La decisione finale del comitato organizzatore ha ovviamente fatto infuriare Appendino: «È una scelta che danneggia la nostra città, a cui hanno anche contribuito alcune prese di posizione autolesioniste di alcuni consiglieri del Consiglio comunale e dichiarazioni inqualificabili da parte del vicesindaco». La fermezza della sindaca (descritta come «furiosa» e «fuori di sé») veicola un segnale chiaro: Appendino non intende prendersi la responsabilità di questo fallimento. Il Salone era una manifestazione di successo, visitata da 700mila persone, con ricadute per 4 milioni di euro.

Di Maio potrebbe dunque chiedere le dimissioni del vicesindaco e per Appendino scatterebbe un rimpasto di giunta. Ma questa è solo l’ultima delle spine per la pentastellata sulla quale pende sempre la grana Tav: l’alta velocità Torino -Lione sembra alla fine destinata a vedere la luce e la sua maggioranza, già in tumulto, potrebbe dividersi ancora di più. Ieri Appendino aveva fatto capire di attendere l’incontro con Di Maio e aveva poi fatto riferimento anche al futuro del M5S: «Credo ci sarà un momento di chiarimento, come è giusto che sia. C’è una discussione in corso che riguarda anche il nostro assetto organizzativo e spero che possa essere costruttiva».

Il post di Di Maio su Instagram

Il sostegno del vicepremier alla sindaca di Torino è arrivato anche su Instagram. Poche ore prima del suo arrivo a Torino, il capo politico ha pubblicato un posto dove scrive: «Qualsiasi decisione prenderà io starò sempre dalla sua parte. Dalla parte di chi, con il buon senso, ogni giorno passa il tempo a costruire una nuova Italia e non a demolire. Facciamole sentire tutti il nostro sostegno».

https://www.instagram.com/p/Bz0XozLIot9/?igshid=1xa2dn3ilfywb

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