Caso Giovannino, avviato l’iter disciplinare nei confronti di Viale. Lui si difende: «È pretestuoso» – L’intervista

«Io non ho nulla a che fare con la diffusione della notizia. Ho solo corretto l’informazione riguardante la fecondazione eterologa e spiegato le effettive implicazioni dell’ittiosi arlecchino»

L’azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino, a cui fa riferimento il dipartimento di ostetricia e ginecologia Sant’Anna, ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti del ginecologo Silvio Viale. Il caso riguarda la storia di Giovannino, il neonato affetto dalla rarissima Ittiosi Arlecchino e lasciato dai genitori in ospedale, dopo la nascita. In seguito alla diffusione della notizia, partita dal dipartimento di ostetricia e ginecologia e di cui il dott. Viale non è responsabile, il ginecologo ha voluto correggere l’informazione che faceva riferimento a una fecondazione eterologa. «Si trattava di una semplice fecondazione assistita», prima con un post su Facebook e quindi intervistato da Open. Poi il medico aveva voluto dire la sua sulla corsa alle adozioni per il piccolo Giovannino perché «i costi delle cure, la sofferenza del malato, non sono alla portata di tutti». Un bagno di realtà, quando l’emozione muoveva donazioni (o promesse di donazioni) e auto-candidature social per prendersi cura di Giovannino. Questa esposizione mediatica gli è costata l’avvio di una procedimento disciplinare da parte dell’ospedale per cui lavora. Il procedimento porta la firma del dott. Daniele Farina, direttore del dipartimento di ostetricia e ginecologia. Open ha provato a contattarlo al numero d’ufficio, il quale, però, risulta staccato.


L’avviso di avvio del procedimento disciplinare

Ha fornito la sua versione, invece, il dott. Viale: «Io non ho nulla a che fare con la diffusione della notizia. Ho solo corretto l’informazione riguardante la fecondazione eterologa e spiegato le effettive implicazioni dell’ittiosi arlecchino». Perché l’avvio dell’iter disciplinare nei suoi confronti? «Senza girarci intorno, l’accusa riguarda i due post che ho pubblicato su Facebook. Ma l’ho fatto non solo come medico, ma come cittadino ed esponente politico – Viale fa parte dei Radicali, di +Europa e dell’Associazione Coscioni -. Se non posso intervenire su questioni di pubblica utilità, domandiamoci cosa è diventato il nostro Paese».


Il post pubblicato l’8 novembre

«Il procedimento disciplinare non è partito d’ufficio – dice rammaricato -, è voluto. Ed è anche pretestuoso. Di norma, avrei dovuto avvertire l’ufficio stampa, ma in un’azienda di migliaia di dipendenti è normale vedere pubblicati articoli che la riguardano senza passare ogni volta dall’ufficio stampa. Per la sintesi dei miei post fatta poi dai giornali – spiega Viale – non posso assumere io la responsabilità». «Danneggiamento dell’immagine dell’azienda, violazione della privacy e della riservatezza e mancato rispetto della sofferenza dei pazienti». Queste, in linea generale, le accuse che si muovono contro il dott. Viale. «Non capisco la lettera firmata dal dott. Farina: perché dovrei aver violato io la privacy quando la notizia è stata diffusa dal reparto che lui coordina? – E rassicura – Mi difenderò nelle sedi opportune».

Il post pubblicato il 6 novembre

«Non ho mai visto il neonato o la cartella clinica, tanto meno ho presente la coppia coinvolta. Mi auguro che rimanga anonima, anche se, e non per causa mia, la notizia è diventata una questione pubblica sulla quale dovrebbe intervenire la politica – e conclude -, il procedimento disciplinare è pretestuoso: sembra di essere in Turchia».

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