Il lavoro sicuro? Non è più allo sportello della banca. Cosa sta cambiando tra algoritmi, salari e precarietà

Nel decennio che va dal 2008 al 2018 il sistema bancario europeo ha perso un quarto delle unità operative

Il lavoro in banca sta calando: in dieci anni si sono ridotti del 20% gli sportelli in Italia e le mansioni più ripetitive sono sostituite dagli algoritmi. A farne le spese sono chiaramente i lavoratori con contratto bancario, nella fattispecie quelli giovani che, affacciandosi per la prima volta sul mondo del lavoro, trovano strade impervie e pochi sbocchi lavorativi.


L’Osservatorio monetario, in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano e l’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa, cerca di analizzare la situazione con dati e percentuali con il suo rapporto quadrimestrale, a cura del Laboratorio di Analisi Monetaria, e traccia una panoramica del mondo bancario.


Nel decennio che va dal 2008 al 2018 il sistema bancario europeo ha perso un quarto delle unità operative: le filiali si sono ridotte del 27% (65.000 unità in meno). Il nostro Paese non ha fatto eccezione: come detto, in un decennio il numero di sportelli bancari è diminuito di circa il 20%.

«Sia la crisi finanziaria sia l’innovazione tecnologica hanno portato a una drastica riduzione nel numero di unità», osserva il professor Angelo Baglioni, responsabile del Laboratorio di Analisi monetaria.

Il calo nasce soprattutto dalla natura ripetitiva delle mansioni: chi gestisce le filiali si rifà sempre più al lavoro automatizzato – quello seguito da macchine, robot e computer – e sempre meno alla manodopera degli addetti agli sportelli, ad esempio, o di chi sta in cassa.

Questo sta influendo molto sui rapporti contrattuali: «Sono sempre di meno i rapporti di lavoro tradizionali a tempo indeterminato o full time». A crescere sono i lavori autonomi come quelli di consulente, quelli legati ai servizi di investimento fino alle mansioni per la distribuzione dei prodotti finanziari.

Un significativo aumento si registra anche nella richiesta di figure professionali dotate di soft skills, ossia abilità comunicative e relazionali, capacità di leadership e creatività.

Le banche e la discriminazione di genere

L’Osservatorio Monetario, oltre alle nozioni più tecniche, ha deciso di lavorare a un approfondimento sulla discriminazione di genere. Dai dati forniti, quasi la metà del personale impiegato (45%) nel settore è femminile.

Nonostante la massiccia percentuale, per le donne continua a persistere il fenomeno del “soffitto di cristallo”: hanno minori opportunità di carriera degli uomini e raramente accedono ai ruoli esecutivi di vertice.

Dalla carriera, il problema si estende ai salari. Secondo la ricerca, infatti, le donne guadagnano mediamente meno degli uomini, anche a parità di livello di istruzione e di età.

In copertina: Foto Ansa

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